Indipendentemente dal fatto che questa prospettiva – limitarsi a prendere atto di ciò che è, così com’è, senza estemporanee, se non pregresse, interpretazioni di sorta – sia, più o meno, tipica del buddhismo, si tratta di un atteggiamento che favorisce comunque la meditazione. Il non aggrapparsi a idee o concetti precostituiti; il non identificarsi intenzionalmente a una determinata forma mentis sino a filtrare la realtà secondo la sua visione, il rimanere, quindi, relativamente aperti e scevri dai più comuni, abituali condizionamenti, consente di avvalersi della mente come di un delicato strumento: fruirne debitamente quando necessario; o rilassarsi, allentare la presa, accogliere l’istante, secondo le circostanze. Seguono alcune considerazioni in merito di Alan Watts […]
«Il punto fondamentale in cui il buddhismo differisce dall’induismo è che non ci dice chi siamo; non ha alcuna idea, nessun concetto.
Voglio sottolineare le parole idea e concetto.
Non ha alcuna idea né concetto di Dio perché nel buddhismo non importano i concetti, ma solo l’esperienza diretta. Dal punto di vista buddhista tutti i concetti sono errati, allo stesso modo in cui nulla è davvero quello che diciamo che sia.
Questo è uno sgabello?
Basta rovesciarlo a testa in giù ed ecco che è un cestino della spazzatura.
Se ci batto sopra, diventa un tamburo. Quindi un oggetto è ciò che fa.
È qualsiasi cosa per cui possiamo usarlo.
Se siamo rigidamente convinti che sia uno sgabello e lo usiamo solo per sederci, abbiamo dei limiti.
Ma se vediamo anche tutte le altre cose, comprenderemo all’improvviso che tutto può essere qualsiasi cosa.
Allo stesso modo il buddhismo afferma che ciò che siamo non è definibile, perché se la pensassimo così saremmo limitati da questa idea e ci affideremmo a essa per trovare la sicurezza spirituale.
Molti affermano di volere una religione come qualcosa a cui aggrapparsi; un buddhista direbbe loro di smetterla.
Finché ci aggrappiamo a qualcosa, non abbiamo una religione: ci arriviamo solo quando lasciamo andare tutto e non facciamo dipendere la nostra saggezza o felicità da alcuna idea o convinzione predeterminata.
Forse penserete che il buddhismo sia molto distruttivo, perché rifiuta o non crede in Dio. Non crede in un’anima immortale né trova conforto nell’idea di una vita dopo la morte.
Affronta in modo diretto la transitorietà della vita. Non c’è nulla a cui aggrapparsi, quindi bisogna lasciar andare tutto, non esiste nessuno che possa aggrapparsi a qualcosa.»
(Da: “Buddhismo. Religione senza religione”, Alan Watts)
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– Alan Watts – Wikipedia