Un gabbiano, cresciuto da una gallina, crede che la madre adottiva possa insegnargli a volare, ma non è così. Questo racconto sufi, tratto da un’antica saggezza persiana, ci ricorda che ogni maestro ha un ruolo, ma non può guidarci oltre i suoi limiti. La gratitudine è importante, ma non deve diventare una catena che ci impedisce di evolvere. Attraverso la meditazione e la consapevolezza, possiamo riconoscere quando è il momento di cercare nuove strade e nuovi insegnamenti. Questo racconto ci invita a liberarci dalle aspettative e a volare verso la nostra vera essenza. Pratica la meditazione per trovare il coraggio di crescere oltre i confini conosciuti.
L’UCCELLO E L’UOVO (RACCONTO SUFI)
«C’era una volta un uovo di uccello che era stato abbandonato.
Passò da quelle parti una gallina che si mise a covare l’uovo.
Nacque un piccolo gabbiano e la gallina lo accudiva a suo modo.
Un giorno il piccolo gabbiano, vedendo alcuni uccelli volare, chiese alla gallina: “Quando volerò?” “Devi persistere nei tuoi tentativi di volare”, disse la madre adottiva.
La gallina, del resto, non sapeva che altro dire perché era incapace di dare lezioni di volo, non sapeva come spingere il piccolo gabbiano fuori dal nido e non poteva dargli l’opportunità di imparare, né l’esempio.
Il piccolo gabbiano non si rendeva conto di questo.
La sua visione, infatti, era condizionata dal senso di gratitudine verso la madre adottiva che lo aveva allevato.
In fondo, pensava, che chi era stato in grado di farlo uscire dall’uovo e di nutrirlo, senz’altro sarebbe stato in grado, anche, di insegnargli a volare.
E non riusciva a immaginare che, invece, così non avrebbe potuto essere.»
COMMENTO
«Questo racconto è tratto dall'”Awarif el Maarif” (i doni della conoscenza profonda) del filosofo e sufi persiano Shahab al-Din-Suhrawardi (1155-1191).
Come sempre ci sono diversi significati stratificati.
Un maestro può essere importante ma ci sono momenti in cui bisogna rendersi conto che bisogna passare a stadi successivi con altre persone e in altre modalità esistenziali.
Una madre può allattare eppure essere la persona meno adatta a insegnare a pescare i pesci.
Supporre, inoltre, che una cosa derivi necessariamente da un’altra, è sbagliato.
Ognuno ha una propria funzione e talvolta la riconoscenza può essere un legame che riduce le possibilità di evolvere se è vissuta solo emozionalmente in modo superficiale.»
[ Maurizio Cusani – Nove anni e nove mesi con un maestro sufi ]