Jon Kabat-Zinn, uno dei maggiori esponenti della mindfulness – leggi, pure, meditazione – nel mondo ci invita a riflettere sul modo in cui usiamo la tecnologia e sul suo impatto sulla nostra vita interiore. Ci propone di riscoprire il valore della connessione con noi stessi, con il nostro corpo e con le nostre emozioni, attraverso la pratica della meditazione e della consapevolezza. Il brano è una provocazione a cambiare la nostra abitudine di essere sempre connessi con gli altri e di perdere il contatto con il presente. È un invito a coltivare un’immagine più ampia e profonda di chi siamo e di cosa vogliamo dalla vita.
«Si parla sempre di connessione, di potenzialità di collegamento; e il collegamento con noi stessi? Stiamo diventando così connessi con tutti gli altri da non trovarci mai lì ove siamo in realtà? In spiaggia con il cellulare all’orecchio: siamo davvero in spiaggia? Per strada con il cellulare all’orecchio: siamo davvero per la strada? Al volante, a parlare al cellulare: siamo davvero al volante? Di fronte all’accelerazione del ritmo di vita e alle possibilità di collegamento istantaneo, dobbiamo proprio lasciar fuori dalla finestra la possibilità di stare nella nostra vita?
Che ve ne pare dell’idea di non collegarsi con nessuno nei momenti di intervallo? E anzi, dell’idea che in realtà non c’è proprio nessun momento di intervallo? Che ve ne pare dell’idea di essere in contatto con colui o colei che si trova a questo capo della linea, non all’altro capo? Dell’idea di invocare un cambiamento, e verificare, vedere se siamo pronti a farlo? Che ne dite di essere semplicemente in contatto con come ci sentiamo, anche nei momenti in cui magari ci sentiamo confusi o sopraffatti o annoiati o sconnessi o ansiosi o depressi o “abbiamo ancora un’altra cosa da fare”?
Che ve ne pare dell’idea di essere collegati al nostro corpo e all’universo di sensazioni tramite il quale percepiamo e conosciamo il panorama esterno? Di soffermarci più a lungo che non il solito attimo distratto e automatico, consapevoli di tutto ciò che sorge nella mente in ogni specifico momento: emozioni e umori, sensazioni e sentimenti, pensieri, convinzioni? Che ve ne pare di soffermarci non solo sul loro contenuto, ma anche sul “tono”, sull’effetto che fanno, sulla loro realtà di energie e avvenimenti significativi nella nostra vita, come enormi serbatoi di informazioni per comprendere noi stessi, per trarre davvero sostentamento da ciò che conosciamo e capiamo? Che ne dite di coltivare un quadro più ampio che comprenda noi stessi a tutti i livelli, anche se l’immagine è sempre un work in progress, sempre approssimativa, sempre mutevole, che emerge oppure non riesce a emergere, a volte con chiarezza altre no?
Per la maggior parte del tempo, la nostra recente connettività tecnologica non è al servizio di uno scopo reale, ma è mera abitudine e sposta più avanti i confini dell’assurdo […]»
(Da: Jon Kabat-Zinn, Riprendere i sensi)
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– Jon Kabat-Zinn – Wikipedia
– Mindfulness – Wikipedia