Nel labirinto della coscienza, sovente ci ritroviamo intrappolati in un incessante monologo interiore, un flusso di pensieri e preoccupazioni che oscura la limpidezza del presente. Questo continuo chiacchiericcio mentale può generare ansia, disagio e una profonda insoddisfazione esistenziale. Un invito a recedere da questa identificazione con il pensiero discorsivo ci giunge da esperienze di risveglio interiore, momenti in cui la consapevolezza si distacca dalla narrazione auto-creata, rivelando una dimensione di quiete e serenità intrinseca. Attraverso pratiche di meditazione e osservazione interiore, è possibile attenuare il rumore della mente, disidentificarsi dalle storie che ci raccontiamo e percepire la spaziosità della pura presenza. Questo non implica la soppressione del pensiero, bensì un mutamento nella nostra relazione con esso, un apprendimento a riconoscere i meccanismi della mente senza esserne sopraffatti. Il risultato è una ritrovata pace interiore, una capacità di dimorare nell’adesso con pienezza, assaporando la vitalità e la bellezza del momento presente, liberi dal peso di un “sé” tormentato.
NON POSSO PIÙ VIVERE CON ME STESSO (ECKHART TOLLE)
«Fino ai trent’anni, ho vissuto in uno stato di ansia quasi perenne, inframmezzato da periodi di depressione suicida.
Adesso mi sembra di parlare di una qualche esistenza passata o della vita di un’altra persona.
Una notte, poco tempo dopo il mio ventinovesimo compleanno, mi sono svegliato oppresso da una sensazione di terrore assoluto.
Altre volte mi era capitato di svegliarmi così, ma in quell’occasione la sensazione fu più intensa.
Il silenzio della notte, i profili incerti dei mobili nella stanza buia, il rumore lontano di un treno in transito, tutto sembrava così alieno, ostile e completamente privo di senso da generare in me un profondo disprezzo per il mondo.
La cosa più spregevole di tutte, comunque, era la mia esistenza.
Che senso aveva continuare a vivere con addosso il peso di quella infelicità?
Perché continuare a lottare?
Percepivo con chiarezza che il forte desiderio di annullamento stava prendendo il sopravvento sull’istinto di sopravvivenza.
“Non posso più vivere con me stesso.”
Questo era il pensiero che continuava a ripetersi nella mia mente.
Poi, improvvisamente, mi resi conto di quanto fosse strano.
“Sono uno o due? Se non posso più vivere con me stesso significa che ci sono due ‘me’: l’‘Io’ e il ‘sé’ con cui ‘io’ non riesco più a convivere.
Forse” pensavo, “solo uno di essi è reale.”
Rimasi così stordito da questa strana intuizione che la mia mente si arrestò.
Ero pienamente consapevole, ma non pensavo a niente.
Poi mi sentii attratto da un vortice di energia.
Il movimento partì lentamente per poi accelerare.
Fui preso da una forte paura e il mio corpo iniziò a tremare.
Udii le parole “non opporre resistenza”, come se provenissero dal mio petto.
Mi sentii risucchiare nel vuoto, che sembrava essere dentro di me, e non fuori.
Improvvisamente, la paura cessò e mi lasciai cadere nel vuoto.
Non ho alcun ricordo di cosa sia successo dopo.
Fui svegliato dal cinguettio di un uccello fuori dalla finestra.
Non avevo mai sentito quel suono prima.
Avevo ancora gli occhi chiusi e visualizzai l’immagine di un prezioso diamante.
Ebbene sì, se un diamante potesse emettere un suono, sarebbe quel cinguettio.
Aprii gli occhi.
Le prime luci dell’alba filtravano attraverso le tende.
Senza pensarci, sentivo, sapevo, che esiste molta più luce di quanto pensiamo.
Quella lieve luminosità che filtrava tra le tende era amore.
Mi vennero le lacrime agli occhi.
Mi alzai e camminai per la stanza.
La riconoscevo, eppure sapevo di non averla mai vista prima per davvero.
Tutto era nuovo e puro, come appena nato.
Presi in mano alcuni oggetti, una penna, una bottiglia vuota, stupito della loro bellezza e vitalità.
Quel giorno camminai per la città pieno di stupore per il miracolo della vita sulla Terra, come se fossi appena venuto al mondo.
Nei successivi cinque mesi, vissi in uno stato ininterrotto di pace e beatitudine.
In seguito la sua intensità diminuì, o forse mi sembrò inferiore perché divenne la mia condizione naturale.
Svolgevo ancora le mie funzioni nel mondo, ma capivo che niente di ciò che potevo fare avrebbe aggiunto alcunché a quello che già avevo.
Sapevo, ovviamente, che mi era accaduto qualcosa di molto importante, ma non lo capivo appieno.
Fu solo parecchi anni più tardi, dopo aver letto testi spirituali ed essere stato con i miei maestri, che mi resi conto che mi era successo proprio ciò che tutti cercano.
Capii che l’intensa pressione esercitata dalla sofferenza quella notte doveva aver costretto la mia consapevolezza a sottrarsi alla identificazione con quel sé infelice e pieno di paure, che altro non era se non una invenzione della mente.
Questo scollamento deve essere stato così radicale che il sé falso e sofferente è collassato all’istante, proprio come se gli fosse stata tolta la spina.
Rimase allora la mia natura autentica del sempre presente “Io sono”: consapevolezza allo stato puro prima della sua identificazione con la forma.
In seguito riuscii ad accedere a quella dimensione interiore, senza tempo e imperitura, che inizialmente avevo percepito sotto forma di vuoto, restando pienamente cosciente.
Ho dimorato in stati di beatitudine e sacralità indescrivibili, al cui confronto persino l’esperienza originaria che ho appena descritto impallidisce.
Per un certo periodo, non mi rimase nulla sul piano fisico.
Non avevo relazioni interpersonali, né un lavoro, né una casa, né una identità socialmente definita.
Passai quasi due anni seduto sulle panchine del parco in uno stato di intensa gioia.
Ma anche le esperienze più belle vanno e vengono.
Forse più importante di qualsiasi esperienza è quel senso di profonda pace che da allora non mi ha più abbandonato.
Talvolta è molto forte, quasi palpabile, e anche gli altri riescono a percepirlo.
Altre volte invece resta sullo sfondo, come una remota melodia.
In seguito, di tanto in tanto le persone venivano da me e mi dicevano: “Voglio quello che hai tu. Puoi darmelo, oppure mostrarmi come ottenerlo?”.
E io rispondevo: “Ce l’hai già. Solo che non lo senti perché la tua mente sta facendo troppo rumore.”»
(Da: Il potere di adesso. Una guida all’illuminazione spirituale – Eckhart Tolle)