In un viaggio introspettivo attraverso le profondità dell’essere, l’autore ci guida in una riflessione sul ruolo dell’ego nella ricerca di riconoscimento e attenzione. Con una prosa che sfiora l’anima, si esplora come l’ego si mascheri e si manifesti nelle nostre interazioni quotidiane, spesso senza la nostra consapevolezza. Si tratta di un’esplorazione che invita a considerare la possibilità di una presenza più autentica e meno condizionata dai bisogni egoistici. Questo scritto è un invito a osservare i meccanismi sottili che governano il nostro senso di identità e a scoprire la fonte di energia che risiede dentro di noi, anziché cercarla all’esterno. È un richiamo a riconoscere e superare le dualità di superiorità e inferiorità che l’ego perpetua, aprendo la strada a una nuova consapevolezza di sé.
«Un ego che vuole qualcosa da un altro (e quale ego non ne vuole?) interpreterà un ruolo affinché le sue necessità vengano soddisfatte, sia che si tratti di guadagni materiali, di potere, di superiorità, di essere speciali, o di qualche gratificazione, sia fisica sia psicologica.
In genere, la gente è totalmente inconsapevole dei ruoli che interpreta. Crede di essere quei ruoli. Alcuni sono ruoli dissimulati, altri sono sfacciatamente ovvi, salvo che per le persone che li interpretano. Alcuni ruoli sono semplicemente creati per ottenere l’attenzione degli altri.
L’ego si rinforza grazie all’attenzione degli altri, che è, dopo tutto, una forma di energia psichica. L’ego non sa che la fonte di ogni energia è dentro di voi e così la cerca fuori. L’ego non cerca l’attenzione senza forma che è la Presenza, ma l’attenzione in una certa forma, come l’essere riconosciuti, apprezzati, ammirati o l’essere in qualche modo notati, aver riconosciuta la propria esistenza.
Una persona timida che ha paura dell’attenzione degli altri non è libera dall’ego, ma ha un ego ambivalente che vuole e teme l’attenzione degli altri. Ha paura che questa prenda la forma della disapprovazione o della critica, qualcosa che, per così dire, diminuisca il senso del sé piuttosto che accrescerlo. La paura che un timido ha dell’attenzione è più grande della sua necessità di attenzione.
La timidezza spesso si accompagna a un concetto di sé negativo, all’idea di essere inadeguati.
Qualunque senso del sé concettuale – vedere me stesso come questo o quello – è ego, sia esso positivo (io sono il migliore) o negativo (io non vado bene). Dietro ogni senso del sé concettuale positivo, vi è la paura nascosta di non andare abbastanza bene. Dietro ogni senso del sé concettuale negativo vi è il desiderio nascosto di essere il più grande o il migliore. Dietro il sentimento di sicurezza e la continua necessità di essere superiori che ha l’ego, vi è la paura inconscia di essere inferiore. Di contro, il timido, l’ego inadeguato che si sente inferiore, ha un forte e nascosto desiderio di superiorità.
Molta gente oscilla fra i sentimenti di superiorità e quelli di inferiorità, dipendendo dalle situazioni o dalle persone con le quali entra in contatto. Tutto ciò che avete bisogno di osservare e di sapere di voi stessi è questo: ogni volta che vi sentite superiori o inferiori a un altro, quello è l’ego in voi.»
(Da: Un nuovo mondo – Eckhart Tolle)
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