Nel silenzio che precede ogni meditazione, quando la mente si acquieta e il respiro si fa più lento, affiora una domanda che da sempre accompagna l’essere umano: dove dimora la felicità? Non nei miraggi del domani, né nelle promesse che il mondo esterno ci sussurra con voce incerta. La vera serenità non si lascia sedurre da attese né da illusioni astrologiche, ma si rivela nel momento presente, quando si smette di inseguire e si comincia a osservare. È uno stato interiore che non dipende da eventi favorevoli, ma dalla limpidezza con cui si contempla la realtà. La meditazione, in questo senso, non è un rifugio, bensì uno strumento per affinare lo sguardo, per cogliere il senso profondo delle esperienze quotidiane, anche quelle più ostiche. Non siamo qui per collezionare piaceri, ma per affinare la nostra coscienza, per renderla capace di riconoscere la bellezza anche nei passaggi più impervi. In questa prospettiva, ogni ostacolo diventa un invito a sostare, a riflettere, a ritrovare quell’equilibrio che non dipende da ciò che accade, ma da come lo si accoglie.
«Perché è così difficile trovare la felicità? Perché la si attende. Osservatevi e vedrete: vi aspettate di incontrare il grande amore, vi aspettate di incontrare il successo, la fortuna, la gloria. E se non arrivano, siete infelici. Alcuni andranno anche a consultare chiaroveggenti e astrologi, i quali diranno loro: «Ma sì, l’amore arriverà, il successo arriverà… tra sei mesi, tra un anno, quando ci sarà il tale transito di pianeti, la tale congiunzione…». Eccoli allora rassicurati, riprendono a sperare e continuano ad attendere.
Ebbene, no, la felicità non è qualcosa che arriva – o non arriva – così, dall’esterno. La felicità è uno stato di coscienza che dipende dalla nostra buona comprensione delle cose. Non si deve immaginare che siamo venuti sulla terra per vivere negli agi, nei piaceri e nell’abbondanza. Siamo venuti sulla terra per imparare e perfezionarci. Ora, come perfezionarsi se non incontrando ogni giorno nuovi problemi da risolvere? Ecco, è necessario che sia ben chiaro: la terra è una scuola e, come in tutte le scuole, solo quelli che imparano e progrediscono possono essere felici.»
Omraam Mikhaël Aïvanhov
Epilogo
Quando si smette di cercare altrove ciò che già vibra nel profondo, si apre uno spazio nuovo, quieto, dove la felicità non è più un obiettivo ma una risonanza. La meditazione ci invita a dimorare in questo spazio, a riconoscere che ogni giorno, anche il più semplice, può essere un terreno fertile per affinare la nostra percezione. Non serve attendere il favore delle stelle, né rincorrere promesse future: basta sedersi, respirare, e lasciar emergere quella luce sottile che da sempre ci accompagna.