I seguenti appunti sono la trascrizione di un insegnamento orale del maestro zen Roland Yuno Rech, impartito durante una sesshin (ritiro di meditazione) nel 2008. Il maestro spiega come praticare zazen, la meditazione seduta, concentrandosi sulla postura, sulla respirazione e sul lasciar passare i pensieri senza attaccarsi ad essi. Zazen è la pratica minimalista che ci permette di ritornare alla nostra condizione normale, liberandoci dalle fabbricazioni mentali e realizzando lo spirito sereno del nirvâna. Questo articolo è un invito a scoprire la profondità e la semplicità di zazen, la via del risveglio buddhista.
«Durante zazen continuate a concentrarvi bene sulla vostra postura. Basculate bene il bacino in avanti, allungate la colonna vertebrale e la nuca. Spingete bene il cielo con la sommità del capo. Rilassate le spalle e andate fino al fondo di ogni espirazione, spingendo sulla massa addominale verso il basso. E soprattutto non seguite i pensieri. È ritornando regolarmente alla postura e alla respirazione che si possono lasciar passare i pensieri naturalmente. Non si deve cercare di non pensare. Durante zazen si smette ogni lotta. È solo così che si può realizzare lo spirito sereno del nirvâna, ritornando alla nostra condizione normale.
Nella vita quotidiana quando dobbiamo prendere una decisione o abbiamo un problema da risolvere, è normale pensare, ma una volta presa la decisione o risolto il problema, non è necessario continuare a pensare, mentre abitualmente la mente ha la tendenza a ruminare costantemente i pensieri. Praticare zazen è ritornare costantemente allo stato appena precedente il pensiero. Si osservano i pensieri che sorgono di istante in istante e, ritornando alla postura e alla respirazione, li si lascia immediatamente passare. Se non riusciamo a lasciarli passare immediatamente, è meglio non arrabbiarsi con se stessi. Constatare semplicemente tutto ciò, e lasciar passare.
Zazen è hishiryô. Hi vuol dire al di là di ogni pensiero, vuol dire non aderire ai pensieri. Questo non può realizzarsi che nell’istante, non possiamo avere l’intenzione di lasciar passare, poiché questo è ancora un pensiero a cui ci si attacca. Se abbiamo un progetto simile durante zazen, zazen rischia di diventare una sorta di lotta con sé stessi. È come gettare dell’olio sul fuoco per spegnerlo, e si arriva a un risultato esattamente opposto. Affinché zazen sia autenticamente liberazione e sia il ritorno a uno spirito pacificato, abbandoniamo ogni intenzione, ci accontentiamo di essere semplicemente seduti. In altre parole, zazen è la pratica minimalista. In zazen non facciamo più nulla. Ci accontentiamo di lasciar cadere tutte le nostre fabbricazioni mentali. Non rifiutarle, solamente lasciarle cadere senza intrattenerle. Questo vuol dire avere una fede profonda. Ciò che desideriamo realizzare è già qui, noi siamo già Buddha: non disturbiamolo.»
[Sesshin di Vitorchiano diretta dal Maestro Roland Yuno Rech – Samadhi della realizzazione di sé da sé stessi – Jijuyu Zanmai del Maestro Menzan – Sabato 5 aprile 2008, kusen (insegnamento orale del maestro ai discepoli durante zazen) delle 7:00]
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– Roland Yuno Rech — Wikipédia (wikipedia.org)
– Sesshin – Wikipedia
– Fonte