Un vero approccio scientifico alla meditazione dev’essere esente da preconcetti ideologici. Non consiste nemmeno nel credere o nel non credere, bensì nell’esperire le circostanze della vita al di là di certi condizionamenti troppo invadenti. Vivere con naturalezza e rispetto, consapevoli che oggi, ben ancor più di quanto non accadesse nelle antiche società, potremmo essere nel contempo oppressi e oppressori, vittime e tiranni, despoti o schiavi della medesima arrogante presunzione: la vanità di conoscere o rappresentare il vero.
Teorizzare l’esistenza del bene metafisico o spirituale equivale a immaginare il male speculativo, astratto? Riconoscere la bellezza come riflesso di vera armonia equivale a identificare la bruttezza con il caos? Certo, ma non ci si può limitare a tali considerazioni. Bisogna procedere oltre. Bellezza, bruttezza, gioia, dolore, felicità, sofferenza, esistono davvero, ma sono solo esperienze temporanee, fasi.
Fintantoché la ruota della vita sarà vissuta verso l’esterno, lontano dal centro, in ambito periferico, il suo moto apparirà tremendamente vorticoso e ciascuna qualità o caratteristica esistenziale si trasformerà inesorabilmente nel proprio esatto contrario in un succedersi rapido e pressoché illimitato.
Tuttavia, la progressiva vicinanza al suo centro, il nostro centro, l’interiorità, ci consentirà di percepirne e comprenderne l’essenza unitaria. Ciò che va al di là del bene e del male. Una qualità completamente diversa che può essere descritta solo metaforicamente. Una consapevolezza che si espande viepiù sino a comprendere l’insieme, la totalità.
Progresso o regresso sono ambedue, al contempo, fenomeni circolari ciclici e centrifughi che possono diventare centripeti. O viceversa. Se ci si identifica con essi si smarrisce l’equilibrio. Per non subirli, per superarli è indispensabile partecipare attivamente senza rimanere emotivamente coinvolti. Ma questo “andare oltre” non sarà mai possibile senza una qualità di consapevolezza adeguata.
Quattro punti
Ecco quattro punti su cui riflettere.
- La vera spiritualità non distingue tra bene e male metafisico. Tuttavia da un punto di vista pratico il bene coincide con la consapevolezza, mentre il male discende dall’inconsapevolezza.
- Dove sarà mai la spiritualità, forse nell’arte del ritualismo scenografico? Dio è tutta la vita. Dio, l’origine, è sia immanente che trascendente, sia impersonale che personale.
- La verità non è mistero, bensì chiarezza, limpida, cristallina, lapalissiana, inequivocabile chiarezza.
- Non bisogna cadere nella trappola dualista di distinguere tra amore terreno e amore divino. Diciamo che se l’amore è possessivo, egoico, può essere descritto come terreno. Al contrario, se l’amore è compassionevole, cioè generoso, disinteressato, altruista, allora sarà considerato “divino”.
Illusioni
La natura inutile e fuorviante delle illusioni personali, di ogni identificazione, divisione, separazione, va intesa innanzitutto in senso psicologico. Se qualcheduno mi tira addosso una pietra devo saper distinguere tra la componente fisica e quella psicologica del dolore provato, ovvero la rabbia suscitata dall’umiliazione subita. Dovremmo sempre ponderare bene la separazione metafisica (spirituale) tra bene e male perché è generica, astratta. E’ ovvio che il dolore fisico sia concreto, oppure che esistano persone avide ed egocentriche. Ma le sensazioni derivanti dal contatto con tali tristi realtà sarebbero comunque meno intense se evitassimo di essere oltremodo influenzati o suggestionati dalle componenti emotive.
Dal web
Ciliegine colte alla rinfusa peregrinando nel web, senza criterio apparente, ma collegate dal filo di Arianna del medesimo futile discorso: tutto ciò che potrebbe apparir come amabile bene, o perfino sgradevole, riprovevole male.
- Le credenze sono per lo più parte del problema della sofferenza umana che della loro soluzione.
- Se si vogliono trasportare nel mondo reale le creature del mondo di fantasia, allora si generano dei mostri.
- Spesso cadiamo vittima di auto-raggiri proprio perché abbiamo creduto a qualcosa che ci faceva piacere credere.
Intuizioni, pensiero
Il fenomeno “pensiero” è, per quanto ne sappiamo, implicito alla forme organiche, inorganiche o ibride di genere “cervello fisico”. Persino un accadimento come l’intuizione, nonostante corrisponda ad una discontinuità, un salto logico, viene elaborato, codificato e tradotto come “pensiero”.
Intuire una dimensione soggettiva legittima, al massimo, a descrivere le proprie visioni, ma non a rappresentarle come dogmi univoci. Si, giacché per ciascuna affermazione si potrebbe facilmente sostenere l’esatto contrario, non vi pare?
Conclusione
Scherzi, ingenui ed innocenti scherzi tra bene e male. Solo che questa volta, un po’ più abituati a riflettere e ponderare, nonché un tantino meno timorosi o propensi a subire, constatiamo si che le cose buone, cattive, esistono entrambe, ma che la luce della consapevolezza fuga le tenebre dell’ignoranza con inattesa e insperata rapidità.
Il continuum spazio temporale, pluridimensionale, esistenziale. E’ giusto dire che vi siamo immersi? No, perché ne facciamo parte. Ciascuno di noi racchiude in se l’esistenza intera. Monadi esistenziali, ognuna tanto vasta quanto l’intero universo, di cui l’ego individuale è solo un’approssimazione funzionale.
Non esiste alcuna dicotomia tra anima, vita o esistenza. Il proprio sé o anima o atman è la vita stessa. Non v’è nulla di separato. In ultima analisi tutto è unico, sacro. E il solo vero “male” ch’io conosca è mancanza di compassione, assenza di luce.
L’articolo è del 2004. Grazie per la cortese attenzione.