Noi siamo già ciò che dovremmo raggiungere. Quindi per trasformazione s’intende solo una serie di circostanze: divenire coscienti della propria dimensione interiore, rendersi conto che, in realtà, tra interiore ed esteriore non v’è alcuna differenza, cioè “interiore” non è altro che la prospettiva del silenzio, una consapevolezza priva di pensieri.
Dopo aver pubblicato, all’incirca un mese, fa “Le ragioni del cuore, ecc.“, ho ricevuto delle osservazioni piuttosto interessanti.
Inviato il: 02-08-2004
Nome: Bea
Oggetto: Insanabili conflitti
Messaggio
Ecco un’altra perla che si aggiunge alle altre … Caro Nick, mi riferisco al tuo “Cuore – Vuoto – Clandestino“. Hai scritto:
“Quando agisco in sintonia con me stesso senza basarmi su alcun condizionamento pregresso, prevalgono la concretezza, la spontaneità dell’immediatezza, che sono libertà e intelligenza.”
Tante volte l’agire in base alle proprie convinzioni, liberi da qualsiasi condizionamento, può creare fratture all’interno di alcuni di quegli ambienti in cui ci impegniamo a realizzare i valori in cui crediamo e gli ideali di amore e compassione. Mi riferisco in primo luogo alla famiglia, ambiente in cui accade spesso che “l’essere se stessi” e “il vivere armoniosamente” creano un insanabile conflitto.
Faccio un esempio (che poi è la mia esperienza …). Supponiamo che una donna esprima alla propria famiglia (cattolica) la decisione di andare a vivere insieme all’uomo che ama, spiegando sinceramente di non condividere l’idea di sposarsi in Chiesa né tanto meno di volerci battezzare e sottoporre ai vari sacramenti i figli che avrà …. supponiamo che il padre abbia quasi un infarto alla notizia … supponiamo che minacci di disconoscerla e di non volerla mai più vedere, se macchierà di un “disonore” simile la famiglia … supponiamo che si vedano giorno dopo giorno i propri genitori soffrire per questa decisione …. Credimi, non esagero, nelle famiglie del Sud queste realtà sono storie ordinarie.
A questo punto cosa sarebbe prioritario: essere se stessi fino in fondo? …. evitando una farsa …. insomma per due persone che non riconoscono l’autorità religiosa di un prete, sarebbe un’ipocrisia sposarsi secondo il rito cattolico e lo sarebbe ancor di più far battezzare i propri figli …
Non si tratta della voglia di essere irriverenti, ma della necessità interiore di essere onesti verso se stessi e verso chi si mette al mondo. Seppur a modo mio, credo nell’esistenza di un Dio. Ciò che non accetto è l’ufficialità di chi si è arrogato il potere di farsene portavoce.
Nessuno più di te visto che ne parli sempre, caro Nick, può capire quanto questi opportunisti (questa è tua!) ci abbiano già manipolato. Oppure sarebbe più giusto accondiscendere a questa tradizione per non turbare l’ordine familiare e non infliggere una sofferenza ai propri cari?
Qualcuno può replicare che se un genitore davvero ama i figli, dovrebbe accettarli per quelli che sono e che, quindi, prima o poi questo padre accetterà la scelta della propria figlia …. E se così non fosse? Tu stesso nell’articolo parli di “poveri illusi, onestamente convinti di percorrere una via di pace”….. supponiamo che questo ipotetico padre sia uno di questi, una persona vissuta in tempi di povertà in cui si lavorava sin da bambini senza aver la possibilità di crescere culturalmente, una persona che accetta totalmente la Chiesa e tutti i suoi crismi perché privo dell’elasticità mentale per allargare le proprie vedute e lasciare insinuare il dubbio …. Che colpa gli si può fare in fondo? E’ pressoché impossibile far vacillare il mondo che, quest’uomo di 70 anni, si è costruito in una vita intera e al quale è visceralmente aggrappato.
Vorrei molto conoscere la tua opinione a riguardo. Nell’attesa ti saluto affettuosamente e ti ringrazio, una volta ancora, per la generosità con cui riesci ad “illuminare” me e chissà quanti altri visitatori del sito.
Bea
Risposta
Gent.ma Bea, mi ha molto fatto molto piacere ricevere le tue considerazioni perché sono molto concrete mentre io, un po’ per necessità di sintesi e un po’ per carattere, ho la tendenza ad estrapolare senza tener conto dei problemi specifici.
Considero il tuo intervento un contributo davvero importante. Tanto più che numerosi articoli presenti in meditare.it si basano proprio sull’interazione culturale con i visitatori.
Forse avrei dovuto spiegare meglio cosa si potrebbe intendere con l’agire in sintonia con se stessi. Questa è un’ottima occasione. In effetti ne ho dato il senso per scontato. “Se stessi” non è la mente, le convinzioni personali, ma la propria interiorità che è uno spazio di silenzio, rigenerazione e riposo (turiya), che può essere raggiunto sia con la meditazione che con la preghiera. L’unica conseguenza o realizzazione che tale pratica comporta è maggiore chiarezza, ordine, in un certo senso lungimiranza, comprensione, simultaneità che però non è semplice partecipazione emotiva, ma coscienza complessiva di circostanze, limiti e implicazioni, quindi consapevolezza. Il primo risultato, suppongo tra i più importanti, è la sollecitudine, la compassione.
Secondo tale prospettiva è ovvio che i primi criteri cui attenersi sono il rispetto per le credenze altrui e l’equilibrio. Non si può provocare un dispiacere per qualcosa di così relativamente futile come un’idea, un principio. Altrimenti trasformeremmo la libertà di opinione o la propensione alla laicità nell’ennesimo dogma. Se agisci consapevolmente puoi continuare a mantenere il comportamento che la società richiede o si attende senza nessuna ipocrisia. Tale scelta non comporterebbe nessuna contraddizione. La commedia c’è già. Sarebbe quindi, tutt’al più, la prosecuzione di un gioco, il gioco della vita. Mentre tu, la tua purezza interiore, che non è la mente, ma ben oltre la mente, non ne sarai minimamente coinvolta. Rispetterai le esigenze sociali, parteciperai … Prima o poi saranno gli altri, influenzati dalla tua stessa autentica presenza, a cambiare.
D’altra parte, se sarai consapevole non riuscirai a far soffrire nessuno. La migliore soddisfazione possibile è, innanzitutto, beneficiare gli altri. Non si tratta di sacrificare passivamente i propri convincimenti, ma di comprendere così bene la situazione da privilegiare le scelte più compatibili con ambiente, usi, costumi, abitudini, consuetudini, ecc. Il risultato sarà la contentezza dei parenti e la tua certezza di essere stata costruttiva. A loro la felicità, a te la gioia, la qualità spirituale di pace e silenzio, lo stato meditativo, la tua natura più profonda.
Per quanto riguarda i figli, io non ho esperienze pedagogiche, ma suppongo che l’ideale sarebbe educarli a ragionare autonomamente. In particolare durante l’infanzia dove corrono il pericolo di essere istruiti a credere senza discutere, a subire passivamente determinate ideologie superstiziose che, volenti o nolenti, li accompagnerebbero come un’irriducibile ombra per tutta la vita. Quindi, consapevolezza e ragionamento autonomo e può darsi che il loro cristianesimo diverrà più simile a quello del discepolo Tommaso.
E’ superfluo che lo dica, ma non mi ritengo affatto così abile come mi descrivi. Invece, complimenti per la tua chiarezza.
Epilogo
A distanza di un mese circa, mentre tentavo di articolare o dipanare un processo di pensiero coerente per concludere decentemente la risposta e spiegare il mio punto di vista per evitare di essere frainteso, ho ricevuto un aforisma a dir poco esplicativo, illuminante.
Credo che occorra fare un’importante distinzione fra religione e spiritualità. La religione si occupa delle credenze nei proclami di salvezza sostenuti da questa o da quell’altra tradizione di fede, e una delle sue funzioni è di promuovere una certa forma della realtà metafisica o filosofica, che include, forse, anche un’idea di paradiso o di inferno. Sono collegati a ciò gli insegnamenti – o dogmi – religiosi, i riti, le preghiere e così via. La spiritualità, invece, si occupa di qualità dello spirito umano come amore e compassione, pazienza, tolleranza, perdono, contentezza, senso di responsabilità, senso di armonia, che apportano felicità sia a sé che agli altri. (Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama)
A causa di principi, valori, ideali, furono commessi, veri e propri soprusi.
Noi ci occupiamo di spiritualità e non di religione.
L’articolo è del 2004. Grazie per la cortese attenzione.