– “Maestro, dopo aver meditato per anni percepisco le passioni amorose – cioè gli slanci sensuali – come eventi del tutto secondari”, esordì senz’alcun preambolo l’amica zen.
– “Occasionali cara, occasionali ed episodiche”, la corresse l’austero seguace del Buddha.
– Certo maestro, ma devo ammettere che il solo fatto di pensarci mi aiuta a concentrarmi meglio. Che ne dici?”, proruppe la rana.
Il fitto dialogo stava assumendo una piega così marcatamente inusuale che l’integerrimo insegnante si guardò intorno perplesso. Un sorriso ironico gli affiorò infine sulle labbra.
La sabbia del giardino bruciava, ma la rana disegnava lo stesso, con l’apposito rastrello, delle spirali perfette. O, per lo meno, così dovevano sembrarle. Cos’è che cercava? Che si attendeva dalla vita? Cos’è che avrebbe voluto realizzare? Quando la rana si riunì al gruppo dei meditanti si sentiva fortemente ispirata.
– “Quando l’energia trabocca si avvierà per il cammino che le è più consono”, le sussurrò la voce della coscienza.
– “Maestro, chi sei?”, chiese infine la rana prima d’accomiatarsi.
– “La tua coscienza, figliola, a volte rifletto la coscienza del mondo”, le rispose il vegliardo.
Mentre il buio stava per agguantare la restante penombra i suoi compagni d’avventura l’affiancarono silenti. Il cancello in fondo al viale, verso cui si dirigeva con passo deciso, ma felpato, era il solo punto illuminato. Via via che procedeva il circondario sfumava. I pensieri si trasformavano in dettagli e le passioni tornavano ad essere ciò ch’erano sempre state: opportunità offerte dalla vita per procedere innanzi.