“Se sono in vena, il che, oramai, accade piuttosto di rado, mi precipito, si fa per dire, sul foglio bianco – o la tastiera – per stilare – digitare – ciò che l’angelo di luce, che però è invisibile, suggerisce. Vi confesso che mi sforzo a non crederci, … non sono matta; ma la luce compare; e le parole pure; mica le penso; si fanno avanti da sole. Sicché mi seggo e trascrivo, proprio come ora, per raccontare un po’ del vuoto; o del timore di terminare il tutto, questa mia fugace vicenda terrestre, trascinata dall’impietosa quanto impetuosa corrente galattica verso il «Centro di Consapevolezza Universale», il nulla-tutto dell’amore per la vita, di chi si genuflette all’avvicendarsi eterno …”, così disse la rana zen al variopinto paesaggio di prataiole in fiore, mentre una leggera e preziosissima pioggerellina in luglio si pregiava di colmare di gioia chiunque avesse scelto la purezza come vessillo della propria vita. La purezza di accettare, ringraziare e tornare … avanti.
“Beato chi ti comprende”, sogghignò il suo maestro subliminale sorridendo.
“Maestro, sono a corto d’idee”, bisbigliò la rana zen rivolta al simulacro senza-tempo che campeggiava nel bel mezzo della «sala dei passi perduti».
Dopodiché l’ispirazione non tardò. Si fece strada, sommessa, tra innumerevoli paure raccogliticce. Si prodigò tremebonda col nulla per non turbare l’indefinibile quiete di quell’eterogenea masnada di ossequiosi fedeli. Che bello! Tutti in fila, ma ciascuno con i propri pensieri, perlopiù senza meta, poi titubanti, o rassegnanti, come stessero per recarsi al patibolo. E invece si trattava solo di rinunciare temporaneamente alla propria superficiale corazza per esporsi all’impassibile non-giudizio del Venerabile di turno. Senonché ciascuno dei convenuti si ritrovava, di fatto, dinanzi a sé stesso ravvisando, in un battibaleno, il buono e il bello, come gli errori, se non gli orrori di una vita vissuta sotto il segno della «stella illusione». Ebbene, chi più chi meno si pentiva; ovviamente per qualche ora soltanto; ma quando fu il suo turno la rana esclamò: “Ora basta! Sogni o non sogni, la nostra gioia dipende solo se siamo connessi.”
“Connessi con che?”, finse di meravigliarsi il maestro.
“Connessi, connessi e basta”, concluse sorridendo la rana.