“Tra le sparute reminiscenze di una delle mie vite precedenti ci sono alcuni episodi che mi commuovono particolarmente”, raccontò la rana zen nel suo libro dei ricordi.
Bene, innanzitutto una breve premessa. Stavolta la rana non è l’arcinoto anfibio sui generis di cui raccontiamo spesso le virtuosissime gesta. Tra l’altro non è poi detto che sia necessariamente donna. Se qualcheduno l’ha ritenuta tale si sarà ingannato per via della traduzione. Le rane del pianetino astrale chakra-6, il cui ambiente naturale è, comunque, terra-conforme, hanno ben quattro generi. Ma sorvoliamo sui dettagli, questa non è una storia con finalità aneddotiche, ma un banale reportage che descrive le performances psichiche di quella classe d’individui post species che lottarono per l’emancipazione spirituale collettiva dei loro benemeriti popoli.
“Beh, l’aggettivo benemerito te lo potevi pure risparmiare”, esclamò di punto in bianco il maestro che mi aveva beccato a fantasticare sul nulla. Questo piccolo monaco aveva il benedettissimo dono di leggere il pensiero. E io ero, come di consueto, la sua cavia prediletta.
Che gli risposi? Sollevai – o abbassai? – lo sguardo e mi disposi mogio mogio per riceverne il solenne rimprovero. Quel sorrisetto non m’ingannava più. Quanto prima mi avrebbe somministrato uno dei suoi imprevedibili, pleonastici, rimedi. Cosa credete, che mi volse le spalle? Pensate, forse, che fui ignorato, percosso, deriso, se non di converso encomiato? No, sedette a meditare e mi contagiò a tal punto che alla fine della pur breve seduta scrissi proprio questa pagina.
E voi, ora che sapete cos’è che vi attende, anche voi volete meditare?