Introduzione
I criteri dei racconti Zen non sono gli stessi di quelli occidentali. Essi non devono piacere, intrattenere, chiarire, soddisfare o educare, bensì favorire la meditazione, lievi, fugaci e senza lasciare il segno.
Aforisma: quando lo spirito non dimora su nulla, il vero spirito appare. (Ignoto)
Sottotitolo: Questo non è un racconto, ma lo scopo, se mai ce ne saranno ancora, di quelli seguenti.
Antefatto Zen
Molti credono che le rane dei racconti zen vivano solo in Giappone. Qualche anno fa, invece, mi accadde d’incontrarne una sull’acciottolato verdastro di uno splendido giardino di primavera di un lontano, antico, paese orientale.
Lo strano anfibio apparve dunque all’improvviso. Mentre percorrevo uno sconnesso sentiero, dovetti fermarmi per lasciare il passo ad un mesto corteo di rane che sfilavano, bellamente composte, saltellando quasi all’unisono. Ad aprire il corteo c’era proprio lei, imperturbabile come una sfinge, la rana zen.
La bell’imbusta m’ignorò. Quell’atteggiamento di ostentata indifferenza m’incuriosì. La seguii finché non raggiunse un anfratto roccioso, umido e semibuio. La rana zen s’accomodò su una specie di pulpito naturale, leggermente al di sopra delle proprie sorelle e da li si esibì in un lungo, interminabile e monotono gracidio gutturale. Poi, di tanto in tanto, taceva alternandosi con altre virtuose oratrici che però decantavano in gruppi.
La rana zen cantava da sola, i suoi sudditi replicavano in gruppi. Tutto il resto sembrava immobile. E la pioggia? Le gocce cadevano sulle imperturbabili rane, sul lastricato dello sdrucciolevole sentiero, in grembo alle foglie di loto di un piccolo stagno, sopra i verdi bamboo che ne delimitavano i confini più rigogliosi. Ma cosa diceva la rana zen nel suo freddo e asettico interloquio? A questo punto, essendomi illuso di averne compreso l’idioma: ” … sorelle, la pioggia è la preghiera del cielo; pregare e dare sono la medesima verità.”
Poi, però, il cielo cominciò a pregare con più enfasi, e tutti fuggirono rapidamente.