Chi è che s’incammina lungo la via della meditazione? Persone che hanno sofferto o che tutt’ora convivono con l’effimero, con il disagio, con un presagio lugubre, sopraffatte dalla tristezza. Oppure individui che hanno intravisto la luce, ma è ancora dietro le quinte, foriera di promesse, ma troppo vaghe per accoglierle appieno, troppo sfuggenti per farne un punto fermo. O – invece – soggetti divenuti casualmente consapevoli che la natura profonda delle cose, così come degli affetti, è fondamentalmente la vacuità, il vuoto, ma non sanno ancora cosa sia davvero la carenza, la mancanza, l’assenza, di scelte come di mezzi. Forse hanno percepito o – direi, piuttosto – intuito che dal vuoto scaturisce ogni bene, perfino la felicità. Basta porsi in tacito ascolto, in osservazione. Chiacchiere? Prova e vedrai. Rimira il cielo. Afferra qualche stella transfuga che – nonostante la caligine dell’insieme – emerge dal buio per non dir nulla se non ch’esiste. Come, per l’appunto, esisti anche tu in quest’angolo semi-dimenticato di angusto mondo personale. Ebbene, là fuori c’è il tutto che attende. O è già qui?
Sperando che via via …
Se di tempesta
il cielo è quasi saturo
mentre le nubi
sono cosi compatte
che già non filtra
nemmeno un mezzo raggio,
tu stai in attesa …
di cosa non saprei.
Forse che un soffio dissipi
il vuoto che ti assilla?
Forse che un vento saggio
sospinga la tua piuma
verso quei lidi aviti
donde giungesti lieto?
Ma ora che le cime
non ti offrono più appiglio
non ti rimane che
riabbracciar quel nulla
sperando che via via
si ritrasformi in luce.