Ce l’hai una meta? Hai corso per secoli, forse millenni. Ti sei evoluto sino ad assumere questa splendida forma, il tuo attuale modo di essere, ma in realtà non sai affatto donde provieni, né tanto meno dove ti stai recando. Un’idea ce l’avrei. Non si tratta di un gioco di parole o dell’ennesima deduzione. Non è nemmeno intuizione. Stai completando un circolo. Peregrini lungo un sorprendente tragitto che ti condurrà, inevitabilmente, presso lo stesso luogo donde sei involontariamente partito, l’essere, te stesso. Rifletti, riesamina le tue circostanze in prospettiva imparziale, come se fossi un altro, un autore che rilegge il suo medesimo libro.
Senza meta
Poesia estrinseca,
poesia che non serve a meditare.
Tu che leggi, sei un pollo?
E la bellezza o la bruttezza di tutto ciò che vedi,
credi che sia reale?
Poi c’è l’indifferenza,
tutti quegli ambiti che ti sembrano neutrali,
ma non illuderti,
se non rimani all’erta
sarai riconosciuto come allocco
e i predatori mediatici
banchetteranno con la tua coscienza.
Poesia empirica,
poesia che non ammette repliche.
Mentre i paesaggi variano di continuo
tu ti nascondi dietro una foglia
– o un foglio, o una figlia? –
di fico.
Poesie che ti assorbono,
poesie che si leggono
come uno scroscio di pioggia
nel cielo limpido della chiara-mente.
Poesie senza meta.