L’omino verde è un pamphlet beffardo senza capo né coda che dice tutto, ma senza dire nulla. Voler attribuirgli finalità politiche sarebbe troppo. Addossargli scopi metafisici, altrettanto. Affibbiargli intenti ambientalisti, idem. Con la meditazione, non c’entra nulla. L’omino verde è colui che focalizza l’insieme, ma ne trae, quasi sempre, deduzioni completamente contraddittorie, inadeguate. Per un attimo si sente attratto dalla compassione, poi si rende conto di aver travisato il tutto seguendo – semmai – idee foriere di creare – a lungo andare – maggior confusione o disagio di quanto non esistesse in partenza. Per ciò che mi riguarda sono un omino verde, un “marziano” mal-capitato qui solo per caso, il cui unico vero vessillo è la consapevolezza. Ora qualche breve riflessione estemporanea, ma in versi, nonché animata, è proprio il caso di dirlo, da una marcata vena di autoironia.
L’omino verde
Sarà perché son brutto?
Sono me stesso.
Capitalista,
un liberista ad oltranza.
Non credo nello sviluppo sostenibile,
è una sciocchezza.
I poveri non esistono
e nemmeno gli emarginati,
affamati, oppressi, ammalati.
Se li sono inventati i pacifisti,
coloro che ahimè, si dichiarano
sinceri, buoni e caritatevoli.
Tuttavia son convinto – e fermamente –
del diritto di difendermi
dalle aggressioni violente
dei bambini nudi, sporchi e a piedi scalzi.
Un momento, mio malgrado sono stato equivocato.
Il mio cuore batte all’unisono
con tutta quella povera gente.
Li difendo, li soccorro, sono solidale?
Li amo, pensate un po’,
se non ci fossero loro sarei persino disoccupato.
In fondo in fondo mi ammiro,
che volete che sia
ho solo un piccolo neo.
Sono un folletto, un omino,
sono libero e verde.
Il vostro umile, irreprensibile,
signore strano.