Checché se ne dica, questa è la meditazione fondamentale. Ho preferito riformularla e sintetizzarla in versi. Se non altro perché sono meno sfuggenti ed evasivi dei periodi prolissi. Per meditare, in realtà, serve ben poco. Tanto più che qui non si analizza, non si sviscera, non si specula, non si deduce alcunché. Quindi non si edificano castelli in aria. Non si adorano proiezioni. Piuttosto si va dritti al nucleo: la mente che si dipana come un gomitolo in virtù di un’osservazione schietta e sistematica dei pensieri.
Meditare sui pensieri
Sia che la luce sorrida tra le nubi
o il vento soffi forte per seminare vita,
seduto sul terrazzo della tua mente tersa
osservi il panorama che si dispiega frivolo.
Mollati i desideri che ardenti ti sommuovono
– per un presente calmo che sembra un po’ translucido –
ti culli su quell’onda che vaga senza meta.
Le scene si susseguono tra case, monti e fiumi,
tra visi amici o noti e sogni tra le quinte,
tra segni che il pensiero si adopera per esserci,
vitale come il dì che ti sfiorò le gote,
offrendo i suoi servigi, facendoti gioire.
Ma tu che astuto attendi che l’impeto si attenui,
– che l’altalena veda che il gioco è senza fine –
lasci che il tutto proceda come crede,
giacché la meta è giusto quell’oltre che ti abbraccia
per realizzar che l’uno è stato sempre qui.