L’attendiamo da sempre – la calma, come peraltro la meditazione –, le affibbiamo i più disparati nomignoli, ma ci sfugge di continuo. Cerchiamo di raggiungerla con una pletora di estrosi succedanei: tisane, blandi sedativi, pilloline magiche, efficaci sì, ma pur sempre rimedi aleatori, temporanei; improbabili esercizi di rilassamento, stravaganti, eccentriche tecniche concepite per favorire, per l’appunto, la comparsa di un presumibile stato meditativo. Eppure, se fai spazio e lasci che sopraggiunga da sé, rieccola. Tu eri altrove, bello e dimentico, che so… Osservavi il respiro, leggevi un buon libro, passeggiavi, scrivevi una poesia? Eri comunque tutto preso e la radura più prossima era sgombra, l’attracco di primo approdo già libero. C’eri, ma rivolgevi la tua attenzione a ben altro. Tant’è che non ci speravi più. Ebbene, di punto in bianco, senza alcun preavviso, senza proclami, senza fanfare, in silenzio …
La santa calma
L’attesa cui vorresti rinunciare
ti sovrasta come un nugolo d’insetti.
Piovono fragole, ma non sono affatto
ciò che stavi
– con tanta alacrità,
con tanto amore
speranzosa-mente –,
stavi cercando.
Che fare?
Eh già, ti piacerebbe risuonare
come un gong, una campana tibetana,
come il vento che attraversa gole,
poi spazza via tutto ciò che offusca,
l’imprescindibile, la tua serenità.
Ma all’improvviso quand’eri già deluso
ecco la santa calma
cui non speravi più.