Questi versi – più che altro brevi appunti – me li ha ispirati una persona in gran difficoltà. Anche se la vicenda l’ho vissuta pressoché da spettatore non mi è stato difficile intuire il suo stato d’animo: l’indicibile sofferenza interiore, l’orizzonte che si appiattisce e si avvicina sempre di più al punto che persino le piccole cose quotidiane sembrano senz’altro straordinarie.
Come quegli altri
Come un treno che t’investe d’improvviso
e non sai quando e dove finirà.
Tremi, ma non dal freddo e nemmeno di paura.
Certo, un timore te lo suscita comunque,
ma lì per lì lo neghi, non è cruciale.
L’importante è che termini al più presto
e riprenda quel cipiglio ch’è da sempre
il segreto più riposto del tuo essere.
Senza il colpo che t’infligge la natura
tu saresti tra i migliori, tra i più saggi.
Senza il tonfo dell’inciampo che inibisce
l’ambizione di restar sempre più desto
tu saresti più che fiero
di percorrer quello splendido cammino
che costeggia valli e monti, mari e fiumi, prati e case,
lieve e allegro come un dì,
come quegli altri.