Una volta udii la storia di un tale che fece visita al paradiso e all’inferno. In entrambi i posti vide molte persone sedute attorno a tavole imbandite con ogni ben di Dio. In entrambi i posti, a ogni commensale, alla mano destra erano state legate bacchette lunghe più di un metro, mentre la sinistra era legata alla sedia. All’inferno, per quanto i commensali allungassero le braccia, le bacchette erano troppo lunghe perché potessero portarsi il cibo alla bocca; divennero impazienti e alla fine si ritrovarono in un groviglio di mani e bacchette, mentre le prelibatezze erano sparse un po’ dappertutto sulla tavola. In paradiso, invece, i commensali felici usavano le lunghe bacchette per imboccare qualcun altro col suo cibo favorito e, a sua volta, nello stesso modo, veniva imboccato dagli altri. Tutti gustavano il loro pasto in armonia. (Shundo Aoyama, sacerdotessa zen)
Se ci aiutassimo gli uni con gli altri, reciprocamente, riusciremmo senz’altro a creare un piccolo paradiso in terra. Qui e ora, da subito. Non solo nella nostra mente. Quella che proietta tutt’intorno transfondendo i propri sentimenti, cultura e idee. Ma nel mondo concreto. Per affrontare e minimizzare finanche le vicissitudini più ordinarie.
Cos’è che c’impedisce di realizzare appieno questa pulsione ideale condivisa da tutti? Spesso è la paura, il timore di non risultare all’altezza, di deludere le aspettative, di rimanere indifesi in balia del primo malintenzionato di turno. Un’insicurezza subdola, un’esitazione strisciante, un’irresolutezza che si camuffa da cautela …
Un buon antidoto sarebbe vivere come se fossero gli ultimi frangenti. Perché posticipare, rinviare, posporre, ritardare? A che serve rimanere in disparte astenendosi, magari per timidezza – o riservatezza – dal dichiarare apertamente il proprio amore per l’esistenza?
Se sapremo affrontarli a viso aperto, i problemi si riveleranno per ciò che sono. Opportunità per apprendere qualcosa di più su noi stessi, come sugli altri. Non esistono condizionamenti credibili se non quelli che, in prima persona, rendiamo possibili. L’involucro che apparentemente ci protegge, la corazza caratteriale su cui ci basiamo per attraversare questo vivace mare della vita si adatterà trasformandosi da sé. Il nostro presunto maggior nemico diverrà il soccorritore più provvido. E l’intera realtà si sbraccerà per favorirci un’altra volta ancora …