L’incipit della Divina Commedia – che oltre ad essere il più grande capolavoro della letteratura di tutti i tempi è anche uno scrigno d’insegnamenti esoterici – offre una chiave semplice, ma ingegnosa, per avviarsi senza tentennamenti lungo il percorso della spiritualità più autentica. L’esposizione è volutamente stringata.
“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai in una selva oscura …”.
Ad un certo punto della vita ci si rende conto d’esser circondati dalle tenebre. La selva oscura è l’ignoranza spirituale in cui siamo costantemente immersi. Il cammino è il percorso di consapevolezza per uscirne.
“… ché la dritta via era smarrita …”.
La dritta via è il raccoglimento spirituale, la contemplazione, la meditazione, che ci consentono di ritrovare il bandolo della propria matassa esistenziale.
“… Ahi quanto a dir qual era è cosa dura, esta selva selvaggia e aspra e forte, che nel pensier rinnova la paura!”.
Questa, infine, è la tecnica per uscire dalla selva oscura. Non è difficile. Ciò da cui bisogna uscire è il labirinto del pensiero. Il pensiero è uno strumento, un ponte tra il sostanziale e l’immateriale. Fintantoché l’adoperi con giudizio, dovunque tu vada, dovunque possa recarti, cresceranno fiori. Ma se ti lasci possedere genera mostri. Rilassati periodicamente nel silenzio e il paradiso interiore – che pian pianino si rifletterà pure all’esterno – non sarà più un miraggio.