Tutti i nostri problemi derivano dall’attaccamento e la meditazione è il mezzo mediante il quale disimpariamo la nostra tendenza all’attaccamento. (Da “Meditazione: cos’è e come praticarla” di Sogyal Rinpoche).
L’attaccamento di cui stiamo parlando non è quell’umile sentimento di solidarietà che anima e dà un senso alla nostra vita relazionale. L’istinto di compartecipazione è pressoché naturale, è la base della compassione, ma quando sfocia in cieca identificazione sorgono subito dolore e sofferenza. L’attaccamento diventa, quindi, una patina che ricopre sia l’interiorità che i rapporti sociali e affettivi. La meditazione ci aiuta, pur senza condannare nulla e nessuno, a creare la giusta equidistanza dall’innumerevole sequela di pulsioni inconsce che alla fin fine ci sospingono sempre verso il baratro dell’inconsapevolezza. Soffermiamoci, dunque, soprattutto sul fatto che qualunque coinvolgimento non dovrà mai essere irrazionale (inconscio), bensì frutto di una scelta deliberata.
Infine un’ulteriore breve precisazione: “La libertà dall’attaccamento [ … ], sopravviene naturalmente, quando uno conosce se stesso. La coscienza di se è distacco. Ogni desiderio è dovuto a un senso di carenza. Quando non ti manca niente, il desiderio cessa.” (Io sono quello – Nisargadatta Maharaj)
– Sogyal Rinpoche (amazon)
– Sogyal Rimpoche (macrolibrarsi)
– Sogyal Rinpoche (it.wikipedia)