Adesso è l’unico tempo. Il modo in cui ci rapportiamo con esso crea il futuro. (Pema Chodron)
L’affermazione “adesso è l’unico tempo” non indica un approccio metodologico in chiave meditativa alla realtà manifesta più estrinseca; nè, tanto meno, a quella interiore. Non è, quindi, un suggerimento che aiuti a meditare. Traduce, semmai, la sensazione – lo stato d’animo – di chi si è già incamminato sulla via della consapevolezza. La tendenza a confondere i conseguimenti dell’esperienza spirituale con le tecniche o i metodi impiegati per raggiungerli o favorirli è, quanto mai, diffusa.
In realtà non ci si può concentrare sul presente, non si può contemplare l’istante perché, di fatto, siamo già quello e come l’osservi crei immediatamente una distanza, ti estranei, lo esalti, ma non lo cogli. Il “qui e ora” non è un pensiero, ma neppure una teoria. In pratica, per immergerti nel presente, dovrai solo auto-osservarti. Il tuo focus non andrebbe diretto verso “ciò che è”, ma verso “ciò che sei”. Solo allora ti accorgerai che, in effetti, sei già il mondo, l’attimo. Sennonché, allorquando diveniamo consapevoli di essere già un tutt’uno con la vita, il futuro si dispiega senz’ali; il mondo che, per l’appunto, non è più un soggetto avulso, ci appare come un eterno presente. Certo, le stagioni si susseguono, gli accadimenti si avvicendano, ma tu sarai pur sempre lì a sorridere del nulla che si attualizza in un soffio creativo il cui artefice nicchia divertito, a volte tace e a volte celia.