Cos’è la meditazione se non osservazione rivolta all’interno? Mentre lo spettro d’attenzione dei due occhi fisici è l’ambiente esterno, l’ambito a cui ci si rivolge – in particolar modo nella fase iniziale – durante la meditazione è quello dell’interiorità più profonda. Il punto d’osservazione che tenta di vedere verso l’interno è detto simbolicamente terzo occhio.
La dimensione della gioia
I pensieri sono come voli di rondini. Il loro flusso è come l’andirivieni dei gabbiani. Chiudi gli occhi e osserva subito il cielo interiore, quello spazio della mente dove i pensieri sopraggiungono, a volte si affastellano o si scontrano e poi ripartono mesti mesti, dimessi, ancorché vibranti d’energia, orgoglio, speranza, dipende.
Considera quello spazio come una stazione, un porto fluviale. E i tragitti degli innumerevoli concetti che vi transitano come il flusso e riflusso della vita che soffre, gioisce, si dilania e infine si allontana. Considera quell’inconfondibile e interminabile spazio come una palestra di sogni, una giostra per chiunque voglia cimentarsi nel gioco eterno della vita. Quello spazio sei anche tu, non negarlo. Dimora ivi, tacito, per tutto il tempo che ti aggrada. Sappi che si tratta d’una realtà d’ordine superiore, meno palpabile di quella fisica più ordinaria, ma non per questo meno reale.
Osserva tutto ciò che vi accade senza immedesimarti in nulla e con il tempo la supercoscienza prenderà il sopravvento su tutto ciò che era inconscio. E pensare che quella è solo la prima delle svariate dimensioni della sollecitudine e della gioia.
Il lato spirituale della meditazione
La meditazione non ha un lato spirituale, semmai è religiosità in itinere, un particolare tipo d’approccio all’insondabile mistero della vita. Supponiamo che tu decida di rimanere in silenzio per un breve periodo in modo da verificare la tua attitudine alla ricettività. Bene, ma con chi dovresti connetterti, con l’Essere Supremo?
Prima di trarre conclusioni affrettate rifletti un attimo. Esamina il sottile rapporto tra consapevolezza e coscienza. Ora come ora i tuoi ambiti di consapevolezza non coincidono necessariamente con la sfera della tua coscienza. In pratica la tua mente può formulare determinati pensieri senza che tu te ne sia per forza consapevole.
Potrebbero persino, ad esempio, coesistere impulsi antitetici. Ma non intendo approfondire perché meditare è essenzialmente andare oltre il gioco delle parti. La ricettività è una disposizione d’animo che ti consente di connetterti con l’incondizionato. Mentre le scienze psichiche focalizzano soprattutto l’inestimabile beneficio del rilassamento a noi interessa il mistero dell’unità.
Il coraggio e la meditazione
Qualunque sia la tecnica meditativa che hai appreso, ossia il metodo di cui intendi avvalerti, la disciplina che hai in animo di seguire, il sostrato culturale che la sottende, l’humus religioso su cui probabilmente potrebbe fruttificare, oramai dovresti aver compreso bene che l’equilibrio, la via di mezzo, sono l’irrinunciabile condicio sine qua non di qualunque approccio alla meditazione.
Tuttavia la pacatezza e la moderazione con cui si sollecita la mente per indirizzarla – perloméno inizialmente – verso uno specifico obiettivo non implicano rinuncia o – atteggiamento ancor più increscioso – rinvio eterno, posticipo. Per concentrarsi, contemplare e quindi meditare sono indispensabili, tra l’altro, perseveranza e coraggio. Principiare con la pratica meditativa prescelta ed esercitarsi nonostante le alternanze della vita, nonostante le circostanze sembra facciano di tutto per distoglierci.
Epilogo
Dov’é l’anima di tutto questo silenzioso clamore? Mi volgo intorno e vedo i salici del giardino della dimenticanza sorridere. Già, il mondo è capovolto. Coloro che dovrebbero gioire, perché autentici, puri, sinceri, buoni, compassionevoli, piangono; e viceversa, i meschini, i ladri, i loro medesimi sodali e gli ipocriti sono felici, sembrano. E tu, che ti muovi di soppiatto premuroso persino di non far rumore per non smuovere gli animi più sensibili ed evitare che gli incubi del sottile sogno che chiamano realtà ci assalgano, tu, che fai? Piovono rane.