Volete cambiare il mondo? Che ne dite di cominciare da voi stessi? Che ne dite di venire trasformati per primi? Ma come si ottiene il cambiamento? Attraverso l’osservazione. Attraverso la comprensione. Senza interferenze o giudizi da parte vostra. Perché quel che si giudica non si può comprendere. (Anthony De Mello – Messaggio per un aquila che si crede un pollo)
Non penso, quindi sono
Considerazioni in itinere. Cambiare? Ti rendi conto che sarebbe indispensabile, ma non ne hai il coraggio. Hai studiato l’argomento così tanto, ti sei persino spinto in prossimità di ciò che inevitabilmente percepisci come una sorta d’ignoto foriero d’incredibili novità. Quanti aggettivi! Per descrivere cosa, poi, l’attaccamento, l’identificazione, l’adorazione quasi del disagio. Soffro, quindi sono. Sostituisci questa insensata formula con “non penso, quindi sono” – è una metàfora – e il gioco del cambiamento avrà, per lo meno, inizio.
Cambiare, migliorare, essere più abile, più flessibile, riuscire ad adattarsi rapidamente. Sì, ma come? La via della meditazione è diretta. Qui non si tratta di focalizzare alcunché. Non siamo nell’ambito della meta-psicologia, ma della spiritualità. Ti serve più energia. Un termine relativamente astratto con cui si indica una sensazione del tutto soggettiva.
Tuttavia attenzione, il luogo comune più diffuso tra le cospicue schiere dei neofiti apprendisti esploratori del super-web soggettivo, altrimenti detto interiorità, é che quanto più ti rilassi tanto più riesci ad attingere – o a mobilitare – alle tue medesime potenzialità. E’ vero, ma solo in minima parte. Innanzitutto le risorse più intime non sono le tue, ma appartengono a qualunque essere cosciente. In secondo luogo le vie per mobilitarle sono molteplici. Infine, ciò che le rende disponibili all’istante è l’assenza di ego e non la tua presenza. Comincia, quindi, col rimanere ben assiso e in vigile silenzio e la meditazione, che è lo schiudersi di una dimensione più consapevole, si farà strada da sé.
Considerazioni sull’osservazione del respiro
Indicazioni per chi osserva il respiro. Mediti osservando il flusso naturale e spontaneo del respiro? La contemplazione di questo benemerito soggetto di meditazione ti ha un po’ deluso? Anche se nessuno ti chiede di praticare per fede è più che umano nutrire comunque delle aspettative. L’obiettivo prevalente è sentirsi integrato e centrato nel più breve tempo possibile.
In sintesi. Lascia che il respiro accada, che accada da sé. Osservalo senza intrometterti. Osservalo nel suo complesso, specialmente all’inizio, non star lì a sottilizzare. se inspiri, o espiri, o è fermo. Mi riferisco alle pause naturali tra inspiro, espiro e viceversa. Il rilassamento procederà gradualmente. Dapprincipio potresti avere la sensazione di perdere qualcosa, ma non appena la mente si ambienterà con l’interiorità l’agitazione diverrà solo un ricordo. Sia il respiro che qualunque attività successiva accadranno in modo spontaneo, non ti sentirai più né spinto, né trascinato, né succube, né artefice.
L’osservazione, sia delle singole fasi che del respiro in sé dev’essere di genere inclusivo. Ossia rilevi ciò che accade in merito, ma senza escludere il corollario di circostanze esterne. Quando l’osservazione si protrae oltre una certa durata è probabile che il campo dell’attenzione si restringa, spontaneamente, sempre di più sino a limitarsi a un singolo punto. In concomitanza con questa sensazione subentra il silenzio della meditazione vera e propria.
La disciplina della meditazione
La meditazione è l’arte della disciplina per antonomasia. Ne sei sorpreso? Forse ti attendetevi di tutto, ma non una definizione del genere. Per osservare la mente – ossia i pensieri, come il respiro, se non il silenzio – è indispensabile una straordinaria disciplina. Nella vita non v’è nulla di esclusivamente casuale. Anche se le opzioni sembrano sempre tante, le scelte definitive sono frutto di un ordine implicito, inerente. La verità della meditazione non puoi crearla, ma coglierla d’improvviso, all’istante, in un momento di totale e complessiva presenza di spirito. Così totale che non lascia più spazio all’ego d’intromettersi, ne disvela la più peculiare natura, lo smaschera in quanto entità fittizia. Sicché, all’occorrenza chiediti: chi è che ama, sono davvero io, o il mio bisogno di possesso, la mia brama? La meditazione – e di converso il cambiamento – avverranno davvero solo quando sarà la vita ad amare – come a destarsi – attraverso di te.