68 – Che ne pensi delle istituzioni religiose?
Se le istituzioni religiose si occupassero tanto meno di mitologia e moralismo, quanto più di spiritualità e moralità, susciterebbero una simpatia della comprensione basata su consensi reali e non mera adesione emotiva, conformista o talvolta persino idolatrica e populista.
La persuasione dell’amore e non quella dell’opportunismo. Ma ciò equivarrebbe ad attribuire alla propria religione il medesimo valore delle altre confessioni. Implicherebbe una rinuncia all’esclusività di qualsivoglia presunto primato spirituale. D’altra parte chi può inseguire la preponderanza teocratica se non soggetti praticamente intolleranti? La religione non può essere l’affare privatistico di specifiche sette su cui per giunta lucrare.
La meditazione – così come l’intendiamo – è un fenomeno trasversale. Interessa chiunque. Da una parte rappresenta l’ancora di salvataggio che, assieme alla preghiera, incoraggia le istituzioni religiose alla tolleranza reciproca. Dall’altra è un’eccellente risorsa spirituale laica. Ben lungi da speculazioni ideologiche o finanziarie. La gioia del senza-tempo per quella dell’effimero.