Qualche rapido spunto di riflessioni etiche per comprendere come la meditazione sia essenzialmente spiritualità in itinere. Percorso lungo o breve, lineare o tortuoso, ma pur sempre la ri-scoperta della propria autenticità. Ciò che era sotto gli occhi da sempre, ma rifiutavamo di vedere. L’afflato primigenio alla ricerca di un modo e un mondo più giusti, più equi. Quindi, spiritualità come meditazione …
«La spiritualità non è un’alta intellettualità, né un idealismo, né una tendenza etica della mente, né una purezza ed austerità morale, né una religiosità o un fervore emotivo ardente, o esaltato, e nemmeno un insieme di tutte queste eccellenti cose. (…)
Nella sua essenza la spiritualità è il risveglio alla realtà interiore del nostro essere, allo spirito, al sè, all’anima – che è altra cosa dalla mente-corpo –, è una aspirazione interiore al conoscere, sentire, essere, per entrare in contatto con quella realtà più vasta che pervade l’universo, ed è al di là di esso, e che abita anche il nostro stesso essere; è una aspirazione ad entrare in comunione con questa realtà, per unirsi ad essa, e che come risultato dell’aspirazione, contatto, unione, ci sia un rivolgersi, una conversione, una trasformazione di tutto il nostro essere, una sua crescita o cammino verso un nuovo divenire, per un nuovo essere, un nuovo sè, una natura rinnovata.»
(Citazione che ha costituito il messaggio augurale trasmesso dall’ Ashram il 15 di agosto del 2006 in occasione della celebrazione dell’ anniversario della nascita di Sri Aurobindo).
Appena prima di concludere ecco un ulteriore breve spunto per tentare di concretare il rapporto tra spiritualità e meditazione:
«La malattia non si cura ripetendo il nome della medicina, ma prendendola. Il risveglio non si raggiunge ripetendo le sacre scritture ma sperimentando direttamente il divino.»
(Sankara)
Sennonché, alla fine di questo breve tracciato ideale, un buon suggerimento meditativo:
«Siediti semplicemente, chetati. Chetati per un momento. Questo è il momento di cui hai bisogno, il momento di riposo. Chetati per un momento senza riandare al passato e troverai il rilassamento.»
(Satsang con Papaji, 10 settembre 1991)