L’idea, il concetto di ricerca spirituale è una colossale presa per i fondelli: non v’è nulla che si debba trovare che non sia già qui, ora. In realtà esiste solo un numero incredibilmente cospicuo di persone spaventate, essenzialmente, da due fattori. Il primo gruppo è costituito da coloro che temono soprattutto se stessi, la propria interiorità. Nulla di trascendentale. Temono ciò che si cela appena appena sotto la superficie e che, di primo acchito, sembra un immenso e, per taluni, persino terrificante, vuoto. Non mi riferisco ai livelli di coscienza. Qui non discettiamo sui contenuti mentali. A noi interessa, sempre e comunque, il contenitore. Da non confondere con il mero involucro. In realtà è solo un campo di energia, stavolta sì, di natura psichica che mappa la propria esistenza con un atto quanto mai volitivo.
Il secondo gruppo è composto da quelli che, spaventati – innanzitutto – da una eventuale blackout di coscienza sarebbero i fans della continuità a oltranza. Pertanto, sia che tu tema il tuo vuoto intrinseco che il processo di attualizzazione del nulla, aspetti peraltro convergenti, cercherai, nei casi maggiormente eclatanti, una via di fuga che ti allontani da “ciò che è”, un pretesto per tergiversare, per procrastinare, un’ennesima finzione, un modus vivendi che disperda, minimizzi, se non emargini, i tuoi dubbi. Quindi, altre credenze … che poi diventano certezze, per poi nascondersi, per lucrare, per evadere, per …
La ricerca spirituale è, di per sè, artificiosa. Più che altro ti dedichi a un’idea, o alle inevitabili conventicole che se ne fanno portavoce, creando congreghe, religioni, smisurati gruppi di potere e così via. Quindi la coltivi, la ricrei, l’attualizzi nelle forme più svariate e … ne cadi vittima. Ti attacchi soprattutto ai suoi aspetti esteriori. Infine, dopo anni e anni di cotanta indefessa sollecitudine non hai fatto un passo in più verso ciò che definisci o presumi sia la verità. A volte ti sembra di averne dipanato il bandolo, ma solo perché sei più consapevole della caducità, dell’impermanenza, dell’interdipendenza. Il mio augurio è che ciascuno si organizzi come meglio crede, segua le proprie migliori inclinazioni, ma si renda conto che la fiammella è già qui, proprio ora, tuttavia ancora flebile perché non ha ricevuto abbastanza ossigeno. Ciò che l’alimenta è soprattutto la debita attenzione.
In conclusione, lo ribadisco, il sentiero spirituale non esiste perché qualunque cosa faccia, ovunque tu ti trova, la verità non può essere disgiunta dalla tua stessa esistenza. Proiettarla altrove è solo l’ennesima, macroscopica, macchinazione dell’ego.
Meditazione
Osserva le tue credenze e separa ciò che hai realizzato in prima persona da quanto ti è stato inculcato e inoculato alfine di educarti. Quindi distilla “ciò che è” ragionevolmente obiettivo. Non intendo razionale, e nemmeno verificabile, ma che sorga, perlomeno, dalla tua viva esperienza. Cosa rimane da questa inusita e, per certi versi, rocambolesca ricerca? Cos’è quel chiarore, quella vaga luminosità che intravedi in lontananza? E quell’alone iridescente, che significa? Segni, simboli a iosa. Percezioni che puoi descrivere e indicare come meglio ti pare. L’essenza è già qui, ma non hai ancora la concentrazione, la presenza di spirito sufficiente a realizzarla.
Articolo davvero profondo. Sto iniziando il mio percorso spirituale e devo dire che ci sono tantissime informazioni anche contrastanti su internet. Mi concentro su ciò che risuona dentro di me, come questo articolo. Grazie!