Un contributo sulla differenza tra spiritualità e religione offerto dagli indimenticabili Mère e Sri Aurobindo. Purtroppo le religioni organizzate sono spesso etica mercificata. La differenza tra l’afflato primevo cui s’ispirano sovente gli epigoni e il formalismo cerimoniale che tenta di perpetrare le verità originarie è via via sempre più incolmabile. Allorquando le credenze religiose, invece di approfondirsi ed espandersi si cristallizzano, diventano quei medesimi ostacoli che tentano di superare… La forma delle religioni non può essere permanente e immutabile… Questo e quant’altro nelle osservazioni dei nostri beneamati maestri.
Mère, in una conversazione del 1929:
“Ogni religione può raccontare la stessa storia. L’occasione della sua nascita è la venuta di un grande Maestro nel mondo: egli è l’incarnazione di una verità divina che si sforza di rivelare; ma se gli uomini se ne impossessano, ne fanno commercio e ne traggono un’organizzazione, per così dire, politica. La religione viene da essi dotata di un governo, di un’amministrazione e di leggi, con i suoi articoli di leggi ed i sui dogmi, regole e regolamenti, riti e cerimonie, tutti quanti imposti agli aderenti come altrettante cose assolute ed inviolabili. Al pari degli stati, la religione così costruita, distribuisce ricompense al leale e infligge pene a colui che si ribella o esce dalla retta via, all’eretico, al rinnegato. Il primo e principale articolo di fede delle religioni costituite e formali è sempre: La mia religione possiede la verità suprema, l’unica verità; tutte le altre sono nella menzogna o, in ogni caso, sono ad essa inferiori”. Questo atteggiamento è connaturato alla mentalità religiosa; ma è proprio ciò che rende la religione così contraria alla vita spirituale. Gli articoli e i dogmi di una religione sono prodotti della mente, e se vi aggrappate ad essi e vi rinchiudete in un codice di vita bell’è fatto, non conoscete, né potete conoscere la verità dello spirito che si tiene, libero e vasto, al di sopra di ogni codice e dogma. Quando vi aggrappate ad una credenza religiosa, considerandola l’unica verità al mondo, arrestate nello stesso tempo il progresso e il pieno sviluppo del vostro essere interiore.”
Aurobindo è ancora più preciso:
“La vita spirituale (adhyatma-jivana), la vita religiosa (dharma-jivana) e la vita umana ordinaria, di cui fa parte la morale, sono cose completamente diverse; si deve sapere quale si desidera seguire senza confonderle tra loro. La vita ordinaria è quella della coscienza umana ordinaria separata dal suo vero sé e dal Divino, e guidata dalle comuni abitudini della mente, della vita e del corpo, che sono le leggi dell’Ignoranza. La vita religiosa è un movimento della stessa coscienza umana ignorante, che si distoglie o cerca di distogliersi dalla terra per volgersi al Divino, ma finora senza conoscenza e guidata dai dogmi e dalle regole di qualche setta o credo che pretende di avere trovato la via per uscire dai vincoli della coscienza terrestre ed entrare in qualche beatifico Aldilà. La vita religiosa può essere il primo approccio a quella spirituale, ma molto spesso non è che un girare in tondo, un vano susseguirsi di riti, cerimonie e pratiche o idee e forme stabilite. La vita spirituale, al contrario, procede direttamente mediante un cambiamento di coscienza, un cambiamento dalla coscienza ordinaria, ignorante e separata dal suo vero sé e da Dio, a una coscienza più grande in cui si trova il proprio vero essere e si viene prima in diretto e vivente contatto con Dio per poi unirsi a Lui. Per il ricercatore spirituale questo cambiamento di coscienza è l’unico oggetto della sua ricerca e niente altro ha importanza.”
E ancora Mère risponde così ad una domanda di un discepolo:
“Se si segue una religione e si ha una certa capacità, si può andare oltre e arrivare all’identificazione con il divino? E’ impossibile. La religione è sempre una limitazione della mente. Se un uomo ha una vita spirituale indipendente dalle sue formazioni mentali e dagli schemi nei quali vive, tale vita spirituale gli fa per così dire oltrepassare i principi della religione per entrare in qualcosa di superiore. Ma bisogna che questa consacrazione venga dall’intimo e non dalla forma. Vi sono persone che devono necessariamente uscire dalla religione se non vogliono essere ostacolate nel proprio progresso. Ma coloro che hanno un’attività mentale praticamente nulla, che non si pongono domande, che hanno semplicemente un’intensa devozione nel cuore e un bisogno di dedicarsi a qualcosa di infinitamente superiore, per costoro, che abbiano o no una religione, non fa differenza. Ma se si è attaccati alla forma, non si può mai andare oltre.
Interessante e significativo il commento che Aurobindo fece all’affermazione di Gandhi relativa al cambiamento di religione:
Dice Gandhi: “La religione non è come una casa od un vestito che possono essere cambiati a volontà. E’ più una parte integrante del proprio sé che del proprio corpo. La religione è ciò che ci lega al nostro creatore, e mentre il corpo perisce, come è giusto che accada, la religione persiste anche dopo la morte del corpo stesso”.
Commenta Aurobindo: ” Se tale affermazione significa che la forma della religione è qualcosa di permanente e d’immutabile , allora non la si può accettare. Ma se per religione si intende qui il modo personale di comunione con il Divino, allora in effetti essa appartiene all’essere interiore e non può essere cambiata come una casa o un vestito, per qualche interesse personale, sociale o mondano. Se un cambiamento va fatto, può essere solo per una ragione spirituale interiore, a causa di qualche evoluzione interiore”.
Sull’insegnamento religioso, Mère disse ai ragazzi dell’Ashram in una conversazione dell’aprile 1953:
“In genere tutto l’insegnamento religioso poggia su questa base: un po’ di conoscenza, con formule precise e scritte bene che si cristallizzano nel cervello e che affermano: Questa è la verità. Non avete che da imparare quello che c’è nel libro. In ogni religione c’è un libro (che può essere il catechismo, i testi indù, il corano, in breve tutti i libri sacri) e voi l’imparate a memoria. Vi dicono: questa è la verità … è molto comodo, non avete bisogno di cercare di capire. Addirittura si prega per coloro che sono al di fuori della “verità”. E’ un fatto comune a tutte le religioni. Tuttavia in ogni religione esistono delle persone che sanno qualcosa di più e che quindi non credono a queste cose. Ho conosciuto un uomo in particolare che apparteneva alla religione cattolica. Era un grande personaggio … gli ho chiesto: Perché perpetuate l’ignoranza? Mi ha risposto: “E’ una politica che tiene a bada la gente. Se non facessimo così, nessuno ci ascolterebbe. Poi ha aggiunto: Nella nostra religione, come nelle iniziazioni antiche, vi sono delle persone che sanno. Vi sono delle scuole dove si insegna la vecchia tradizione. Ma è vietato parlarne. Tutte quelle immagini religiose sono simboli che rappresentano qualcosa di diverso da quanto si insegna. Ma non viene insegnato al di fuori di quelle scuole.
Vorrei terminare questa ormai troppo lunga dissertazione con una frase che Aurobindo scrive relativamente alla religione induista, ma che mi pare si possa applicare anche alla religione cristiana:
“La religione indù mi appare come un enorme tempio mezzo in rovina, nobile nell’insieme, spesso fantastico nei particolari (però sempre fantastico con un significato), in alcuni punti in frantumi o gravemente deteriorato, ma un enorme tempio in cui il culto è ancora reso all’Invisibile, la cui presenza reale può essere sentita da quelli che entrano con il giusto spirito. La struttura sociale esteriore, che essa ha costruito per avvicinarsene, è un’altra faccenda”.
– Sri Aurobindo –
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– it.wikipedia.org/wiki/Sri_Aurobindo
– Mère ( La madre) – Mira Alfassa –
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– https://it.wikipedia.org/wiki/Mirra_Alfassa
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