Luna mi ha scritto dicendomi che la meditazione è un’attività spirituale molto seria. Le rispondo subito.
Meditare per gioco
Ciao Luna, cercherò di farti un piccolo regalo con un commento un po’ più ampio del solito e riferito al tuo interessante messaggio. Tu ritieni che sia impossibile “meditare per gioco”. Se rammento bene, la frase cui accenni fu la risposta ad una persona con problemi di ansia. Tuttavia, ascolta, non è possibile meditare con uno scopo, altrimenti il massimo che otterrai sarà l’illusione fittizia di aver raggiunto quel medesimo traguardo che, più o meno coscientemente, ambivi ottenere. Desideri conoscere Dio? Medita con tale obbiettivo e stai pur certa che lo conoscerai! E così via. Non mi dilungo. Qual è il motivo per cui si medita? Non credo che avvenga giacché ti sei lasciata irretire o affascinare da una terza persona. Sia stato pure un sant’uomo o qualcuno riconosciuto come maestro spirituale.
Forse si medita perché dentro di noi percepiamo in lontananza l’eco indistinta di una circostanza oramai dimenticata, quasi ancestrale. Mi piace credere che la meditazione sia stata la condizione naturale di riposo dei nostri antichissimi progenitori. Quando non era più necessario stare all’erta essi si concedevano una pausa, si rilassavano divenendo consapevoli del battito del loro cuore, poi del respiro.
Così proseguendo si rendevano conto di come il respiro rallentasse e si affievolisse sino a diventare quasi impercettibile. Il flusso dei pensieri, ovvero il profluvio discorsivo delle immagini concettuali seguiva la medesima sorte. Assorti in quello stato recepivano di tanto in tanto i bagliori indistinti di un mondo oltre il mondo, di una realtà molto più articolata di quanto non sia possibile verificare nell’ordinarietà quotidiana. E senza nemmeno rendersene conto conservavano quella sottile consapevolezza di sé stessi sia durante lo stato di veglia che di sogno e sonno profondo.
Semplifico. Forse così nacquero mito, realtà e fortuna della meditazione. Meditare come per gioco e senza scopo equivale, quindi, a ritrovare fiducia, seguire se stessi, le proprie intime necessità, le peculiari intuizioni fondamentali. Corrisponde, infine, a riscoprire la dimensione giocosa, “spensierata” della vita, senza la quale ogni sforzo e tentativo di serietà sarebbe comunque destinato ad un paradossale, quanto perentorio insuccesso.