Ciascuno di noi non ha altra scelta se non di cominciare là dove si trova con quel che ha. Questa è la nostra sfida, la nostra vita, la nostra pratica. Ogni ostacolo, ogni problema, ogni handicap fa parte della pratica. Ogni vantaggio, ogni successo aiuta la comprensione della pratica. (Non c’è altra scelta – Marc Lesser, Zen of Business Administration)
Messaggio
Nome del mittente: Pippo
Oggetto: costanza
Quesito
Cosa determina l’incostanza nella pratica? Soggetti che siamo alle smanie, ai capricci … finiremo per essere incostanti anche nella meditazione. Ciò può causare un blocco nella crescita spirituale, addirittura una regressione ed ogni volta bisogna ricominciare da zero … Pippo.
Risposta
Pippo, ti ringrazio subito per il messaggio. Ero a corto d’idee. Sai, dopo aver scritto all’incirca un articolo, almeno una volta al mese, per diversi anni, di tanto in tanto mi trovo in imbarazzo sui temi da sviluppare. Ovviamente, non è che li abbia esauriti, in questo campo ci sarebbe d’approfondire sempre e poi sempre, ma con il tempo sono divenuto più guardingo, soppeso meglio i termini o i concetti che uso perché mi rendo conto del peso o del valore che possono avere, nella vita di ciascuno, affermazioni senza riscontro, se non relativamente avventate.
Prima di tentare di capire cos’è che causa davvero l’incostanza nella pratica della meditazione, oltre il solito ritornello che bisognerebbe nutrire delle giuste motivazioni, sarebbe meglio spiegare cosa significa crescita spirituale. In genere, dimenticando che si tratta di un concetto metafisico gli attribuiamo le stesse categorie riscontrabili in altri campi. La crescita spirituale non è un accumulo di meriti, non si tratta nemmeno del proprio benessere. Semmai è un livello di comprensione. Tuttavia non ci si può allenare alla comprensione. Solo la presenza mentale può determinare le circostanze favorevoli per raggiungere un livello di comprensione e intuizione viepiù qualificato.
Quando ci s’accinge ad apprendere una nuova attitudine, una nuova arte, ma anche il più banale tra i talenti, come ad esempio, è indifferente – andare in bicicletta? – è indispensabile applicarsi con determinazione. Si, sto parlando della volontà, da non intendersi, tuttavia, come uno sforzo. Quando il desiderio di realizzare alcunché è sostenuto, soprattutto, dall’entusiasmo, qualunque incombenza diventa una passeggiata.
Ma per cosa dovremmo entusiasmarci in merito alla meditazione? Non vi sono eden da conquistare, peculiarità straordinarie da conseguire, performance prodigiose da comprovare, nessuna promessa illusoria – quelle te le instillano solo coloro che intendono sfruttarti – che possa agevolarci. La meditazione ti riavvicina al tuo centro, è una realizzazione soggettiva e divieni più tollerante e pacifico, ma solo perché non hai più mire egoiche. Hai cominciato a conoscerti, ne hai intravisto l’essenza, e questo stesso fatto ti rende senz’altro un individuo migliore – più felice? – di tutto ciò che non avresti mai minimamente sognato.
Tuttavia i proponimenti, seppur nobili o disinteressati, per quanto apparentemente virtuosi, lasciano sempre il tempo che trovano. La dura realtà è che posponiamo sempre. Un osservatore esterno ne rimarrebbe perplesso. Sembriamo attratti dalla sofferenza. Non riusciamo a scrollarci di dosso certe cattive abitudini. Siamo affascinati dal mistero, ma nel contempo lo temiamo. Abbiamo scorto o intuito o immaginato la soluzione, ma ne temiamo l’esito. Perché tentenno? Corro davvero il rischio che una parte ritenuta sinora essenziale della mia personalità sia superata, se non vinta, sormontata? Si, ma solo quella che si basa sull’accumulo di cognizioni, d’averi, d’orgoglio … E’ l’ego, l’indispensabile, ma al contempo famigerato, fatidico ego.
A questo punto sorge la vera domanda. Come superare le assurde e ridicole – ma lo capirai solo in seguito – idiosincrasie dell’ego? E’ come un cane che tenta di mordersi la coda. Sennonché nella foga, persino l’incredibile rincorsa ti sembra una circostanza plausibile. A volte con l’immaginazione sopravanzi o salti un ostacolo che nemmeno esiste. Guardati intorno. Riconosci che solo tu sei a favore del tuo incredibile ego. Non vedi come lo collochi sempre su un piedistallo, mentre gli altri l’osteggiano sempre, vi sono tutti contro? Sei solo una tra le mille onde dell’oceano, che infatti non se ne accorge nemmeno. Ciascuno si sente importante, finanche essenziale. Ci sono persino momenti in cui credi che il mondo ruoti intorno a te.
Perché non siamo sufficientemente costanti? Nella maggior parte dei casi dipende, per l’appunto, dalla riluttanza a superare la via del noto per inoltrarsi in un ambito che ancora non conosciamo. Ti senti affascinato o sedotto a causa delle finte promesse di un futuro da sogno? Dubita, discrimina, alla fin fine ritroverai solo te stesso. E’ vero, sarai ripulito dall’inutile bagaglio di suggestioni ammalianti che un certo tipo di cultura ti ha propinato. Forse non avrai più modo d’illuderti, di perpetrare il tuo mondo di favole, la sequela di supposizioni, l’infinita congerie di ridicole speranze che ti accompagnano da sempre. Ma avrai ritrovato un amico, il solo che non potrà mai tradirti o profittare della tua bontà, te stesso.
Prima o poi sopraggiungerà il momento in cui ne riderai, è ovvio. E rammenterai ogni cruccio, le banali difficoltà che al momento ti sembrano persino insormontabili, con nostalgia. Hai letto sin qui? Bene, ora lascia perdere le spiegazioni, le sistematizzazioni teoriche, giacché per ogni tesi c’è sempre un’antitesi che la contraddice. Chiudi gli occhi e rimani in silenzio, per qualche minuto, senza pensare. A che diamine serve la costanza – nella meditazione – se non a coloro che desiderano … per forza l’ennesimo giocattolo con cui gingillarsi? … Dopo un po’ … Perbacco, sono riuscito a meditare rileggendo il mio stesso articolo.
Con tutto ciò non voglio dire che la costanza nella meditazione non serva, ma se proprio non ci riesci, accetta pure l’incostanza … come diceva un noto maestro di meditazione (Osho), diventa consapevolmente incostante. Prima di trovare la costanza cerca colui che dovrebbe essere costante.