Chandra Livia Candiani rileva, ispirata da una rimarchevole vena poetica, quanto sia inutile sopprimere tout court determinate emozioni negative quali paura, rabbia o i diktat etici quali accettazione, bontà, accoglimento… e così via. Preferirebbe, semmai – traslando un po’ il significato effettivo delle sue antinomie –, esperire quelle sensazioni in chiave meditativa e sublimarle in vere e proprie esperienze di vita.
«Non voglio imparare a non aver paura, voglio imparare a tremare. Non voglio imparare a tacere, voglio assaporare il silenzio da cui ogni parola vera nasce. Non voglio imparare a non arrabbiarmi, voglio sentire il fuoco, circondarlo di trasparenza che illumini quello che gli altri mi stanno facendo e quello che posso fare io. Non voglio accettare, voglio accogliere e rispondere. Non voglio essere buona, voglio essere sveglia. Non voglio fare male, voglio dire: mi stai facendo male, smettila. Non voglio diventare migliore, voglio sorridere al mio peggio. Non voglio essere un’altra, voglio adottarmi tutta intera. Non voglio pacificare tutto, voglio esplorare la realtà anche quando fa male, voglio la verità di me. Non voglio insegnare, voglio accompagnare. Non è che voglio cosi, è che non posso fare altro.»
(Da: Chandra Livia Candiani, “Il silenzio è cosa viva. L’arte della meditazione“)
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– https://it.wikipedia.org/wiki/Chandra_Livia_Candiani