Si parla spesso di risveglio come se fosse un evento improvviso, quasi una folgorazione. Eppure, chi pratica la meditazione con sincerità sa che si tratta piuttosto di un lento e inesorabile svelarsi dell’essere, un continuo tornare a sé stessi, alla realtà viva, immediata, palpabile. Svegliarsi davvero non vuol dire adottare nuovi pensieri, ma imparare a guardare ciò che è già sotto i nostri occhi: la Terra, i suoi ritmi, la sua bellezza e, inevitabilmente, anche le sue ferite. La meditazione diventa allora non solo uno spazio di quiete, ma una via sottile per riconoscere ciò che si è e ciò che ci circonda, senza più negare né idealizzare. Saper sostare nel dolore senza esserne travolti e, allo stesso tempo, lasciarsi nutrire dalla meraviglia dell’esistenza è un’arte silenziosa, che si affina nel tempo. Non è un lusso, né un privilegio per pochi: è una necessità urgente. Perché se la mente resta prigioniera dell’automatismo, il cuore fatica a trovare la via della compassione autentica. È qui che la spiritualità, spogliata da ogni retorica, si fa concreta: essere presenti, consapevoli, attivi, ma liberi da ogni reazione impulsiva. La meditazione ci chiede di iniziare da noi, senza delegare, senza attendere, senza colpevolizzare. Il mondo muta solo quando lo sguardo che lo osserva ha imparato a vedere davvero.
“Molti di noi sono a malapena presenti a loro stessi e alla vita. Vivono nel mondo, ma non sono in grado di vederlo davvero; sono come sonnambuli. Risvegliarsi significa prima di tutto aprire gli occhi sulla bellezza della Terra. Ti invito a diventare consapevole del fatto che hai un corpo e che il tuo corpo è fatto di Terra, sole e stelle; che il cielo è bello e che il nostro pianeta è un gioiello del cosmo. Questa consapevolezza ti darà l’opportunità di essere un figlio della Terra e di fare passi avanti su questo straordinario pianeta.
In secondo luogo, risvegliarsi significa aprire gli occhi sulla sofferenza presente nel mondo. Ti invito a prendere coscienza del fatto che la Terra è in pericolo e che le specie viventi sono minacciate. Forse vuoi già trovare il modo di portare nel mondo sollievo, guarigione e trasformazione. Per farlo bisogna disporre di una potente fonte di energia. Se hai un forte desiderio in te, se i tuoi stati mentali sono pervasi d’amore, allora già disponi del genere di energia che ti aiuterà a fare due cose: aprire gli occhi sulle bellezze del pianeta per guarire te stesso; aprire gli occhi sulle sofferenze del mondo per provare a essere d’aiuto. Se dentro di te possiedi questa fonte di forza, se la tua mente è pervasa dall’amore, sei quello che si può chiamare un buddha in azione.
Se vedi la sofferenza nel mondo, ma non hai ancora cambiato il tuo modo di vivere, significa che il tuo risveglio non è stato abbastanza radicale. Non hai davvero aperto gli occhi. Nello zen, a volte i maestri urlano o colpiscono gli allievi, perché riescano a risvegliarsi davvero: fanno tutto ciò che occorre. Il grido del maestro zen è come il fragore di un tuono in primavera. Ti sveglia, e le piogge che lo seguono faranno germogliare erbe e fiori.
Ci occorre un vero risveglio, una vera illuminazione. Nuove leggi e nuove politiche non bastano. Dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare e di vedere le cose. Ed è possibile farlo; la verità è che non ci abbiamo ancora provato. È qualcosa che ognuno di noi deve fare da solo. Nessun altro può farlo al posto tuo. Se sei un attivista impaziente di fare qualcosa, è da te stesso e dalla tua mente che dovresti cominciare.
Sono convinto che non possiamo cambiare il mondo, se non siamo in grado di cambiare il nostro modo di pensare, la nostra coscienza. Il cambiamento collettivo del nostro modo di pensare e di vedere le cose è cruciale. Se non cambiamo noi, non possiamo aspettarci che cambi il mondo.
Il risveglio collettivo richiede il risveglio individuale. Devi prima aprire gli occhi tu stesso, e a quel punto quelli intorno a te avranno anch’essi una possibilità. Meno soffriamo, più possiamo essere utili e aiutare anche gli altri a cambiare. La pace, il risveglio e l’illuminazione iniziano sempre da te. Sei tu stesso la persona su cui devi contare.
Da un lato, dobbiamo imparare l’arte della felicità: come essere veramente presenti alla vita, in modo da poter avere il nutrimento e trovare la guarigione di cui abbiamo bisogno. Dall’altro, dobbiamo imparare l’arte della sofferenza: il modo in cui si soffre, così da poter soffrire molto di meno e aiutare gli altri a fare lo stesso. Ci vogliono coraggio e amore per tornare in noi stessi e curare la sofferenza, la paura e la disperazione che abbiamo dentro.
Meditare è fondamentale per sottrarsi alla disperazione, per ottenere l’intuizione della non-paura, per mantenere viva la compassione, per riuscire a essere un vero strumento della Terra che aiuta tutte le entità esistenti. Meditare non significa evadere dalla vita, ma prendersi del tempo per guardare in profondità. Concediti del tempo per sederti, per camminare, senza fare nulla che non sia guardare a fondo nella situazione che stai vivendo e nella tua mente.”
[ Da: Thich Nhat Hanh, “Lo Zen e l’arte di salvare il pianeta” ]
Conclusione
Essere presenti a sé stessi non è un gesto astratto, ma il fondamento di ogni azione lucida e consapevole. Non si tratta di rifugiarsi nel silenzio per fuggire dal mondo, ma di sedimentare nel cuore un’attenzione limpida, capace di nutrire la pace là dove il caos domina. Ogni passo meditativo compiuto con umiltà diviene un gesto politico, un atto di cura, un seme di rinnovamento silenzioso. E quando la consapevolezza non si limita più a contemplare, ma inizia ad agire con misura, con rispetto, con sobrietà, ecco che il risveglio individuale comincia davvero a toccare anche ciò che ci circonda. Nulla di straordinario, solo la vita che riprende a pulsare dove sembrava assente. E noi, finalmente svegli, a camminarle accanto.