Cosa credi che sia – in realtà – il rilassamento di cui si parla tanto riguardo la meditazione? Ossia quella sorta di abbandono, relax o distensione di cui, spesso e volentieri, si disquisisce a iosa come fosse la panacea universale per conquistare l’empireo della saggezza? E’ forse una nuova sorta di laissez-faire meta-psicologico? Nulla di che, non si tratta di un nuovo tipo di deregulation metafisica! In realtà è solo un’ ulteriore perdita di tempo, l’ennesima illusione sul sentiero che conduce da se stessi a se stessi! Il vero rilassamento, quella condizione che prelude allo stato meditativo vero e proprio in cui non esistono più le cause, né tantomeno i loro effetti, ma solo simultaneità tra il pensare e l’agire in virtù della consapevolezza di un vuoto che tutto permea e da cui ciascun insieme medesimo scaturisce, … dicevamo, il vero rilassamento emana dalla tua prontezza, ha origine dal tuo medesimo stare all’erta, zampilla quindi dalla tua consapevolezza sia di ciò che accade, quanto di ciò che si cela comunque tra le pieghe del tempo quando il medesimo ritorna all’origine. Chiaro? … leggiamo Chien-ju …
«Se davvero desideri occuparti della nascita e della morte, evita solo di andare alla deriva in ogni circostanza, sia che ti vesta sia che mangi, che rispondi alle chiamate della natura, cammini, stia in piedi, ti sieda o ti giaccia.
Sii come uno che veda una tigre feroce: tutto intento a sfuggire e a salvarti la vita. Oppure sii come un generale al fronte, il cui solo desiderio è di catturare il capo di una rivolta e può riposarsi soltanto dopo aver preso il ribelle. Perché preoccuparsi di prendere e rifiutare, di purezza e contaminazione, di sacro e di profano, di giusto e sbagliato e così via? Altrimenti, è tutto uno spreco di energia: quando mai si raggiunge la pace? Se operi in questo modo, ci sarà una certa attinenza con nascita e morte; altrimenti, è solo una perdita di tempo, senza alcun beneficio per la via. Un antico maestro disse: “Non rimanere incastrato nei piccoli successi, devi raggiungere la condizione degli antichi prima di poter raggiungere la libertà nella vita e nella morte”. Altrimenti è tutta attività sulla sponda della nascita e della morte e non c’è alcuna fine in vista.»
(Chien-ju – saggezza buddhista)
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