Che la meditazione sia soprattutto un’arte e non un mero esercizio formale credo che l’abbiate, un po’ tutti, già compreso. Ma come ciò si applichi alla propria pratica, quindi alla vita di tutti i giorni, ossia come questo concetto si possa estrapolare dalla dimensione delle apparenze esteriori sino a cogliere il nucleo dell’interiorità, è quasi tutto da scoprire. Ho detto quasi perché il principio inalienabile di siffatto processo è, innanzitutto, la consapevolezza. Nello specifico dei seguenti suggerimenti di Chandra Livia Candiani – riguardo la meditazione camminata – l’obbiettivo è divenire comunque consapevoli di tutto ciò che, nel nostro – lento e calmo o repentino e sollecito – incedere, la vita ci riserva. Sia che si tratti di percorrere un breve tragitto fisico che spiccare il volo per sorvolare il labirinto degli accadimenti quotidiani, sarà comunque indispensabile, come spiegò il Buddha storico, attenersi a ciò che accade…
«Camminando, non ci perdiamo nelle sensazioni sensoriali che vengono a visitarci, suoni, odori, immagini, li notiamo, non neghiamo le esperienze della sensibilità, e notiamo anche le nostre reazioni, ma non ci smarriamo, restiamo ancorati al passo. Dice il Buddha: «In ciò che è visto ci sia solo ciò che è visto, in ciò che è udito ci sia solo ciò che è udito, in ciò che è percepito ci sia solo ciò che è percepito, in ciò che è conosciuto ci sia solo ciò che è conosciuto».
Camminare è una meditazione non solo quando lo sperimentiamo come forma, con un tempo preciso, uno spazio, un voluto rallentamento, ma anche ogni volta che camminiamo nella vita quotidiana. Ricordo un monaco, durante un ritiro, a cui qualcuno chiese quanto lenta dovesse essere la camminata e lui rispose: «Beh, se è domenica sera e porti fuori il cane, lenta lenta, se è lunedì mattina e corri a prendere l’autobus per andare al lavoro, veloce veloce». Non era sarcastico, stava chiedendoci di allargare il nostro orizzonte di pratica, la nostra visuale spirituale a tutta la nostra vita.
Quando cammino per strada, mi accorgo di camminare, mi accorgo del passo, se ho davvero bisogno di accelerare o no, se con la mente sono già nel luogo dove sto andando o se riesco a gustare ogni passo. Mi accorgo delle distrazioni e delle attenzioni necessarie, mi accorgo dei commenti inutili nei riguardi dei passanti o di quello che mi circonda, mi accorgo se mi sgrido, anziché semplicemente notare, mi accorgo che anziché abolire i commenti posso trasformarli in attimi di compassione, prima di tutto verso di me che non tengo a casa il cuore, che critico tutti per non sentire me stessa, e poi verso gli altri che non sanno di me o che fanno lo stesso lavoro di spadaccini smemorati nei miei confronti.
Cammino per sapere dove andare. Spero di incontrarmi presto. In ogni passo.»
[ Da: Chandra Livia Candiani, “Il silenzio è cosa viva. L’arte della meditazione“ ]
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– Chandra Livia Candiani (macrolibrarsi)
– https://it.wikipedia.org/wiki/Chandra_Livia_Candiani