Jon Kabat-Zinn, uno dei principali esponenti della mindfulness, propone un esercizio di distensione corporea e consapevolezza respiratoria per inoltrarsi nell’alveo misteriosofico del momento presente e infrangere e tracimare gli abituali schemi mentali. Distendersi a terra: un modo per fermare il tempo ed entrare nel momento presente, rompendo i paradigmi psichici più abituali. Hatha-Yoga consapevole: una pratica che coinvolge il corpo, la mente e le emozioni, esplorando diverse posizioni e sensazioni. Movimento e quiete: un equilibrio tra attività e riposo, senza obiettivi né competizione, ma solo accettazione e consapevolezza del proprio corpo.
«Quando ci si distende a terra, si prova una particolare sensazione di fermare il tempo sia che si pratichi una meditazione supina come l’analisi corporea sia che si lavori sistematicamente con il corpo lentamente ma con fermezza, cimentandosi con i propri limiti in svariate direzioni, come si fa nello Hatha-Yoga consapevole.
Il solo trovarsi a basso livello in una stanza tende a chiarire la mente. Forse perché è per noi insolito giacere sul pavimento si rompono gli schemi neurologici consolidati e questo c’invita a entrare nel momento presente attraverso un’apertura subitanea che potremmo definire la porta del corpo.
Nella pratica dello Hatha-Yoga, il concetto è inserirsi pienamente nel proprio corpo, mentre si diventa consapevoli di sensazioni, pensieri e sentimenti che si presentano mentre ci si muove, ci si stira, mantenendo le posizioni, stendendo o sollevando braccia, gambe e torso. Si dice che vi siano più di 80.000 posizioni yoga fondamentali. E difficile rimanere a corto di nuove sfide per il corpo, ma, per quanto mi riguarda, ritorno sempre a una successione abituale di una ventina di posizioni che nel corso degli anni mi fanno penetrare sempre più profondamente nel mio corpo e nella tranquillità.
Lo yoga vicendevolmente associa movimento e quiete. E’ una pratica meravigliosamente corroborante e, come nelle altre forme meditative, non ci si pone un obiettivo, ma ci si muove di proposito in questo momento fino ai limiti estremi del corpo. Si esplora un terreno in cui una considerevole intensità di sensazioni può provenire dal distendere, sollevare o mantenere l’equilibrio in configurazioni spaziali insolite di arti, capo e torso. Qui si rimane, di solito più a lungo di quanto vorrebbe parte della mente, unicamente respirando e percependo il proprio corpo. Non si vuole ottenere nulla. Non si gareggia con un corpo altrui né si pensa a migliorare il proprio. Non si valutano i movimenti del corpo, ma si rimane tranquilli, nell’arco completo delle proprie esperienze, accogliendo intensità e scomodità (in ogni caso lieve se non si sono superati i propri limiti), assaporando la fioritura di questi momenti nel proprio corpo.
Per il praticante assiduo tuttavia è difficile non notare che il corpo ama un trattamento costante di questo tipo e cambia di sua iniziativa. In questa pratica si crea frequentemente una «tendenza a» mentre esiste contemporaneamente la sensazione «così com’è ora» quando il corpo si adagia sempre più profondamente, abbandonandosi, steso sul pavimento nell’intervallo tra due posizioni più impegnative. Senza forzare, facciamo del nostro meglio per coesistere con l’ordito e la trama di corpo, mente, pavimento e ambiente circostante, rimanendo in contatto. …
Prova: sdraiatevi sul pavimento una volta al giorno, distendendo il corpo consapevolmente, anche per soli tre o quattro minuti, sintonizzandovi con la respirazione e con quanto suggerisce il corpo stesso. Ricordate che questo è il vostro corpo oggi. Controllate se mantenete il contatto con esso.»
(Jon Kabat-Zinn)
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– Jon Kabat-Zinn (macrolibrarsi)
– Jon Kabat-Zinn – Wikipedia
– Mindfulness – Wikipedia