Prima di leggere questo specifico testo di Roy Eugene Davis, dedicato alla meditazione, mi cimento con qualche cenno più generale sullo Yoga. Ciò per il semplice motivo che la meditazione è, in primis, una delle prassi fondamentali di siffatta nobile arte metafisica.
Lo yoga è una pratica millenaria che mira a creare armonia tra corpo, mente e spirito; non è solo una forma di esercizio fisico, ma una saggezza antica che ci insegna a vivere in modo più sano, felice e pacifico. Lo yoga ci porta a scoprire il nostro vero Sé e a connetterci con la coscienza universale.
Lo yoga si basa su una scienza sottile che ci permette di controllare la mente, di riconoscere una coscienza testimone distaccata e di liberarci dal ciclo delle nascite e delle morti. Comprende, per l’appunto, una varietà di metodi che vanno dalle posture fisiche (āsana) al controllo o disciplina del respiro (prāṇāyāma), dalle tecniche di purificazione (kriyā) alle meditazioni guidate (dhyāna). Ovviamente offre anche una filosofia di vita basata su principi etici (yama e niyama) e una visione olistica dell’esistenza.
Lo yoga ebbe origine migliaia di anni fa, molto prima di qualunque religione o sistema di credenze. Secondo la tradizione yogica, Shiva è considerato il primo yogi o ādiyogi e il primo maestro o ādiguru. Lo yoga si è sviluppato in India, dove ha trovato la sua massima espressione, ma si è diffuso in tutto il mondo, adattandosi alle diverse culture e necessità. Lo yoga è un patrimonio culturale immortale che ha dimostrato di apportare benefici sia al livello materiale che spirituale.
Spero che questa introduzione ti sia stata utile. Se hai altre domande o curiosità sullo yoga, non esitare a chiederlo. Leggiamo, ora, quanto afferma lo straordinario e indimenticabile yogi Roy Eugene Davis sulla meditazione.
«La definizione di meditazione è: il processo attraverso il quale siamo in grado di contemplare l’Unica Realtà (la nostra natura dell’anima) per comprenderla. Meditare non è sinonimo di autoipnosi e autosuggestione e non significa pensare, ricordare eventi passati o tentare di risolvere i problemi. Non c’è bisogno di essere confusi. La meditazione è il tempo che abbiamo a disposizione per rimanere in uno stato di coscienza chiaro e consapevole.
Dopo la meditazione, se lo desideriamo, possiamo pensare, pianificare, esaminare le nostre relazioni nel mondo in cui viviamo e risolvere i problemi. Se per prima cosa non meditiamo, utilizzeremo il nostro tempo tranquillo al livello della coscienza umana, dove esistono problemi e impegni. Ogni meditazione, fatta in modo appropriato, è un’esperienza trascendente. Se non trascendiamo la mente e la nostra natura emotiva, non abbiamo meditato correttamente. Qualcuno può chiedere: qual è la tecnica di meditazione migliore? La risposta è: quella che chiarisce con maggior efficacia mente e coscienza. Possono essere utili: preghiera, attenzione focalizzata sul respiro, flusso interiore dell’attenzione e ascolto di un mantra (suono interiore). Si può anche meditare senza tecniche, facendo semplicemente fluire l’attenzione sulla chiara consapevolezza. Tecniche e metodi sono procedure preliminari. E’ dopo esserci rilassati e liberati dall’identificazione mentale, che possiamo meditare correttamente.
Gli otto passi da fare per avere successo (nel percorso spirituale n.d.t.), secondo il sistema del Raja yoga, sono: comportarsi correttamente nel mondo in cui viviamo, osservare le discipline (studio, autocontrollo, meditazione e vivere secondo la volontà di Dio), postura appropriata, controllo della forza vitale, interiorizzazione dell’attenzione, concentrazione, meditazione pura e realizzazione. Notate gli ultimi tre stadi: concentrazione, meditazione pura e realizzazione. Alcuni insegnanti istruiscono: concentrazione, autosuggestione e identificazione. Questo insegnamento non è compatibile con la vera procedura di meditazione. Concentrazione significa: attenzione focalizzata. Meditazione pura significa: flusso diretto in maniera ferma verso l’oggetto della concentrazione. Realizzazione significa: muoversi nel chiaro livello di consapevolezza denominato supercoscienza. L’autosuggestione è un processo mentale e conduce ad una determinata esperienza della stessa natura o ad un’identificazione con un’idea preconcetta. E’ una limitazione, mentre la meditazione praticata in modo corretto conduce alla libertà. Se rammentassimo che meditare correttamente significa muoverci oltre i livelli coscienti della mente, non avremmo la tentazione di utilizzare tecniche di autosuggestione su di noi durante la pratica della meditazione. Esiste una differenza tra la suggestione – o il condizionamento della mente subconscia – e il mantenimento di un ideale durante i primi stadi della meditazione. Per spiegare meglio questo concetto: se si accetta la suggestione della ricchezza, si può credere di essere ricchi, ma si può non sperimentarlo in realtà. Se, d’altro canto, ci si risveglia alla realizzazione della vera ricchezza e ci si mette in sintonia con la Realtà e il flusso della vita, ciò che il mondo definisce come “ricchezza” arriva in espressione nella propria esistenza.
Una persona può suggestionarsi di essere una creatura spirituale e questa cosa rimarrà per sempre solo un concetto. La stessa persona può invece risvegliarsi dalla limitazione della coscienza ristretta e realizzare realmente la sua natura immortale. La suggestione può avere il suo posto nei primi gradi di apprendimento, quando stiamo ancora lavorando per regolare i livelli subconsci della mente, ma la vera meditazione consiste nel liberarsi dalla mente stessa. Si arriva al punto dell’obiettività assoluta, dove si rimane semplicemente testimoni di stati di coscienza e attività mentali. A quel punto, non dobbiamo affermare di non essere il corpo o la mente, poiché siamo in condizione di comprendere chiaramente di essere ciò che osserva i processi interiori. Uno dei maggiori problemi che i principianti affrontano, consiste nel fatto che molti di loro sono troppo ansiosi circa i risultati e desiderano vedere segni immediati di progresso. Dopo pochi giorni o settimane si scoraggiano oppure cercano giornalmente (anche sforzandosi) visioni, “rivelazioni”, ecc. La mente può produrre qualsiasi cosa si desideri o quasi. A quel punto si diventa coinvolti dalle esperienze fenomeniche e ci si dimentica di muoversi verso l’esperienza trascendente. Si può osservare qualsiasi cosa avvenga durante la meditazione, ma l’atteggiamento deve essere: “Sono interessato solo all’esperienza della pura coscienza”. Ciò che va e viene durante la meditazione non è stabile, pertanto deve essere lasciato indietro. Un altro problema è che gli studenti che meditano insieme si raccontano le percezioni interiori. Non è consigliato farlo (1), perché si tende ad enfatizzare le esperienze passeggere e a dare alle stesse un’importanza che non hanno.»
(Da “Truth Journal” – Luglio 1974 – Roy Eugene Davis)
(Traduzione e note di Furio Sclano)
(1) E’ utile meditare in gruppo ogni tanto. Non è utile – come spiegato nell’articolo – raccontare ad altri le proprie esperienze meditative.
– Roy Eugene Davis (amazon)
– Roy Eugene Davis (macrolibrarsi)
– Roy Eugene Davis – Wikipedia
– Roy Eugene Davis, Fondatore – Centro per la Consapevolezza Spirituale (csa-davis.org)
– Centro di Consapevolezza Spirituale – Home (kriyayoga.it)