Lo Zen è una scuola buddista che enfatizza la pratica della meditazione come via per raggiungere l’illuminazione. In questo articolo, la famosa esploratrice e scrittrice Alexandra David-Néel ci offre alcuni cenni introduttivi sullo Zen, basandosi sulle sue esperienze e conoscenze acquisite durante i suoi viaggi in Asia. La David-Néel ci spiega che lo Zen non è solo una religione o una filosofia, ma è la vita stessa, una comunicazione speciale al di fuori delle scritture canoniche. Ci presenta anche alcuni dei principali maestri e concetti dello Zen, come Bodhidarma, il fondatore della setta, Wei Lang, il sesto patriarca, e la famosa ingiunzione: “Non pensare né al bene né al male, ma guarda ciò che è al momento attuale la tua fisionomia originale”. Lo scopo dello Zen è di liberarsi dall’attaccamento alle cose esteriori e di scoprire la saggezza che è in noi, attraverso l’introspezione e la pace interiore. Nell’articolo possiamo leggere un brano tratto da un opuscolo di Sant’Ogata, un sacerdote giapponese; contiene pure alcune citazioni della David-Néel tratte da altre sue opere.
Alcune considerazioni sulla filosofia della scuola buddista mahayanista, detta ts’san, in cinese e zen in giapponese.
«L’interpretazione curiosa ed estremamente interessante che gli studiosi di questa scuola hanno dato del buddismo esige, uno studio specifico. Indicherò, pertanto, brevemente, le tendenze generali di questa scuola che ancora oggi è molto diffusa tra l’aristocrazia intellettuale giapponese.
Il brano seguente è estratto da un opuscolo di Sant’Ogata, un sacerdote giapponese. Si noti che il termine zen, che significa meditazione, ha assunto nel linguaggio corrente la denominazione della dottrina stessa professata dai discepoli di Bodhidarma, un filosofo buddista indiano che andò in Cina verso l’anno 520.
“Cosa è lo zen? Non è né semplicemente una religione, né una filosofia: è qualcosa di più, è la vita stessa. Lo zen è una comunicazione speciale (di concezioni e di metodi) al di fuori delle scritture canoniche, e che non fa affatto riferimento a quei testi.
Come Bodhidarma ha dichiarato, lo zen non si preoccupa di disquisire su nozioni astruse come quelle riguardanti Dio e la Verità: ciò che lo zen domanda al discepolo è di comprendere la propria fisionomia”.
Si può dire che tutta la dottrina della setta di meditazione è contenuta nella celebre ingiunzione del sesto patriarca della setta: Wei Lang (638-713): “Non pensare né al bene né al male, ma guarda ciò che è al momento attuale la tua fisionomia originale, quello che tu avevi prima ancora di nascere”.
Dih Ping Tsze, aderente cinese alla setta di meditazione, dice che il punto più importante nell’insegnamento dello zen è l’introspezione.
Il patriarca Wei Lang descrive la meditazione come “lo stato in cui si è liberi dall’attaccamento alle cose esteriori” e la concentrazione (samadhi) è, secondo lui, “la pace interiore”.
“Astenersi dal pensare qualsiasi cosa, sopprimere ogni pensiero falso e dannoso“, aggiunge.
In uno dei suoi sermoni Wei Lang si esprime nel modo seguente: “Sostenere che l’essere non possa raggiungere l’illuminazione spirituale, se non è aiutato dai consigli della gente virtuosa e saggia, è un errore; la saggezza che è in noi è capace di illuminarci; l’aiuto e gli insegnamenti degli amici virtuosi non servirebbero a nulla se fossimo influenzati da false dottrine e da pregiudizi erronei”.
Lo zen è d’accordo con le sette mahayaniste tibetane che proclamano l’identità congenita del nirvana e del samsara.
Questo perché i maestri spirituali invitano i loro discepoli a non cercare l’illuminazione al di fuori del mondo: “Il regno del buddismo è in questo mondo, dentro il quale va cercata l’illuminazione; se questa si cerca altrove, è come mettersi alla ricerca delle corna dei conigli”.
“Le Rette Opinioni sulle cose sono chiamate trascendentali, mentre quelle false sono chiamate mondane. Quando sia le Rette Opinioni, sia le false, vengono eliminate, allora si manifesta l’essenza della Conoscenza (illuminazione)” – (Sutra di Wei Lang).
In uno dei suoi sermoni il maestro Ta-hui indica in modo esatto lo scopo degli impulsi spirituali buddisti. “Da dove viene la vita, dove va la morte? Colui che conosce tutto ciò è un vero buddista, ma chi è colui che conosce il principio e la fine? Chi subisce la vita e la morte? Chi è colui che arriva repentinamente a comprendere tutto ciò (il “dove viene” e il “dove va”)?
Quando tutto questo non è compreso chiaramente, lo sguardo vaga, il cuore batte velocemente, le viscere si torcono come se all’interno del corpo ci fosse una palla di fuoco che rotola dall’alto al basso.
Chi è che subisce tutte queste torture? Se volete sapere chi è costui, bisogna che voi sprofondiate dentro il vostro essere e lo ricerchiate là dove il vostro intelletto non può arrivare. E quando arriverete a conoscere tutto ciò, scoprirete anche che c’è un posto che né la vita né la morte possono toccare”.»
(Da: Il Buddismo del Buddha – A. David-Neel)
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– Alexandra David-Néel – Wikipedia