Il canto del Beato
- Capitolo V – Lo Yoga della Rinuncia
- Capitolo VI – Lo Yoga della Meditazione
- Capitolo VII – Conoscenza e Realizzazione
- Capitolo VIII – L’Assoluto Imperituro
- Indice
Capitolo V – Lo Yoga della Rinuncia
Arjuna disse
1. “O Krishna, Tu parli di rinuncia alle azioni e nello stesso tempo ne raccomandi la pratica. Delle due, qual è la via migliore? Ti prego di dirmelo con chiarezza”.
Il Signore Beato rispose
2. “La libertà si ottiene sia con la rinuncia che con l’adempimento delle azioni. Delle due, la via dello yoga dell’azione è migliore della via della rinuncia all’azione.
3. “O Eroe dal Braccio Possente, si deve considerare un costante sannyasi (rinunciante), facilmente liberato da ogni schiavitù, chi non ha simpatie né antipatie perché libero dalle coppie di opposti.
4. “I bambini, non i saggi, parlano di differenze tra la via della saggezza (Sankhya) e la via dell’azione spirituale (Yoga). Chi è veramente stabilito in una delle due, riceve i frutti di entrambe.
5. “Lo stato ottenuto dai saggi (jnana-yogi) viene ottenuto anche dai karma-yogi. Percepisce la verità chi vede la conoscenza (Sankhya) e la pratica delle azioni (Yoga) come una cosa sola.
6. “O Eroe dal Braccio Possente, è difficile conseguire la rinuncia all’azione senza compiere le azioni che uniscono a Dio. Con la pratica dello yoga, il devoto che ha la mente assorta in Dio giunge rapidamente all’Infinito.
7. “Nessuna macchia (coinvolgimento karmico) tocca l’uomo d’azione santificato che è impegnato nella comunione divina (yoga), che ha conquistato la sua coscienza egoistica (realizzando la percezione dell’anima), che è vittorioso sui sensi e percepisce il suo sé come il Sé esistente in tutti gli esseri.
8 – 9. “Chi conosce la verità, unito a Dio, pensa automaticamente “Io non faccio assolutamente nulla” – anche quando vede, ascolta, tocca, odora, mangia, cammina, dorme, respira, parla, prende, lascia, apre e chiude gli occhi – realizzando che sono i sensi che operano tra gli oggetti dei sensi.
10. “Come la foglia del loto non viene contaminata dall’acqua (fangosa), così lo yogi che rinunciando all’attaccamento compie tutte le azioni offrendole all’Infinito, rimane libero, non intrappolato nei sensi.
11. “Gli yogi compiono tutte le azioni soltanto con il corpo, la mente, l’intelletto o semplicemente con gli organi dei sensi, rinunciando all’attaccamento, per la purificazione dell’ego.
12. “Abbandonando l’attaccamento ai frutti delle azioni, lo yogi unito a Dio ottiene la pace incrollabile (perché radicata nell’autodisciplina). L’uomo non unito a Dio è governato dai desideri; e per questo attaccamento rimane in schiavitù.
13. “Avendo rinunciato mentalmente a tutte le azioni, l’anima incarnata che ha controllato i sensi dimora felicemente nella città corporea dalle nove porte – senza agire lei stessa né causare l’agire di altri (i sensi).
14. “Il Signore Dio non crea negli uomini la coscienza di essere gli autori delle azioni, non impone le azioni su di loro né li irretisce con i frutti delle azioni. La Natura Cosmica Illusoria è all’origine di tutti questi (mali).
15. “L’Onnipresente non prende in considerazione le virtù o i peccati di alcuno. La saggezza è eclissata dall’illusione cosmica per questo l’umanità è smarrita.
16. “Ma in quelli che hanno bandito l’ignoranza per mezzo della conoscenza, la loro saggezza, come il sole splendente, rende manifesto il Supremo (Brahman).
17. “Coi pensieri immersi in Quello (lo Spirito), con le anime unite a Quello, con la loro fedeltà e devozione consacrata a Quello, coi loro esseri purificati dalla velenosa illusione mediante l’antidoto della saggezza – questi uomini raggiungono lo. stato dal quale non vi è ritorno.
18. “I saggi autorealizzati guardano con occhio equanime un colto e umile brahmino, una mucca, un elefante, un cane e un fuoricasta.
19. “Le relatività dell’esistenza (nascita e morte, piacere e dolore) sono vinte, anche in questo mondo, da coloro che hanno la mente stabilita nell’equanimità. Perché invero essi dimorano in Brahman, lo Spirito immacolato e perfettamente equilibrato.
20. “Dimorando in Brahman, con ferma discriminazione, libero dall’illusione, chi conosce lo Spirito non gioisce nelle esperienze piacevoli né si fa abbattere dalle esperienze spiacevoli.
21. “Non attirato dal mondo dei sensi, lo yogi realizza la gioia sempre nuova che vi è nel Sé. Impegnato nell’unione divina dell’anima con lo Spirito, egli ottiene l’eterna beatitudine.
22. “O Figlio di Kunti, poiché i piaceri dei sensi nascono dai contatti esteriori e hanno un inizio e una fine (sono effimeri), generano soltanto dolore. Nessun saggio cerca la felicità in essi.
23. “È veramente uno yogi chi, su questa terra e fino al momento della morte, è in grado di dominare ogni impulso di desiderio e collera. Egli è un uomo felice!
24. “Soltanto lo yogi che possiede la Beatitudine interiore, che dimora sul Fondamento interiore, che è, uno con la Luce interiore, diventa una sola cosa con lo Spirito (dopo essersi affrancato dal karma relativo ai corpi fisico, astrale e causale). Egli ottiene la liberazione assoluta nello Spirito (anche mentre vive nel corpo).
25. “Con i peccati cancellati, i dubbi rimossi e i sensi soggiogati, contribuendo al benessere dell’umanità, i rishi (saggi) ottengono la libertà assoluta nello Spirito.
26. “I rinuncianti che si sono liberati dal desiderio e dalla collera, che hanno controllato la loro mente e hanno realizzato il Sé, sono completamente liberi sia in questo mondo che nell’aldilà.
27 – 28. “Un muni – chi pone la liberazione come mèta suprema della vita e dunque si libera da desideri, paure e collera – controlla i suoi sensi, la mente e l’intelletto, e rimuove i loro contatti esterni equilibrando (o ‘neutralizzando’ con una tecnica) le correnti di prana e apana (manifeste come inalazione ed esalazione) nelle narici. Egli fissa il suo sguardo nel mezzo delle due sopracciglia (convertendo la corrente duale della vista fisica nella corrente singola dell’onnisciente occhio spirituale). Tale muni ottiene la libertà assoluta.
29.. “Trova pace chi Mi conosce come Colui che gode dei sacri riti (yajna) e delle austerità (offerte dai devoti), come il Signore Infinito della creazione e l’Amico di tutte le creature”.
Qui finisce il quinto capitolo chiamato “Karma-sannyasa-yoga”
“Lo Yoga della Rinuncia ai Frutti delle Azioni”
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Capitolo VI – Lo Yoga della Meditazione
Il Signore Beato disse
1. “Vero rinunciante e vero yogi è chi compie le azioni spirituali (karma) e quelle che costituiscono il suo sacro dovere (karyam) senza desiderarne i frutti – non colui che non compie la cerimonia del fuoco (il sacrificio) né chi abbandona l’azione.
2. “Comprendi, o Pandava, che ciò che (nelle sacre scritture) viene chiamata rinuncia non è altro che lo yoga; perché chi non ha rinunciato alla motivazione egoistica (sankalpa) non può essere uno yogi.
3. “Per il muni che desidera ascendere, l’azione meditativa (karma) che porta all’unione divina (yoga) è detta la ‘sua via’. Quando ha raggiunto la perfezione nello yoga, l’inazione è detta la ‘sua via’.
4. “Chi ha vinto l’attaccamento agli oggetti dei sensi e alle azioni, chi è libero dalle fantasticherie istigate dall’ego – di costui si dice che ha realizzato la salda unione dell’anima con lo Spirito.
5. “Un uomo deve innalzare il sé (ego) con il sé; e non degradare il sé. Invero il sé è suo amico, e il sé è su nemico.
6. “Per colui il cui sé (ego) è stato conquistato dal Sé (l’anima), il Sé è l’amico del sé. Ma verso il sé che non è sotto controllo, il Sé si comporta in maniera ostile, come un nemico.
7. “Il saggio tranquillo e vittorioso sul sé (ego) è sempre pienamente stabilito nel Supremo Sé, sia che incontri caldo o freddo, piacere o dolore, lode o biasimo.
8. “Lo yogi beatamente assorto nella verità e nella realizzazione del Sé è indissolubilmente unito (allo Spirito). Imperturbabile, conquistatore dei suoi sensi, egli guarda con occhio equanime una zolla di terra, una pietra e l’oro.
9. “È uno yogi eccelso chi guarda con mente equanime tutti gli uomini benefattori, amici, nemici, stranieri, mediatori, esseri odiosi, parenti, peccatori e santi.
10. “Libero dalle speranze dei desideri e dalle brame possesso, con il cuore e la mente controllati dall’anima (per mezzo della concentrazione yoga), ritirandosi da solo in un posto tranquillo, lo yogi deve cercare costantemente di unirsi all’anima.
11. “Il seggio dello yogi dev’essere fermo (non vacillante), posto in un luogo pulito, né troppo alto né troppo basso, e ricoperto prima d’erba kusha, poi da una pelle (di tigre o di daino) e infine da una stoffa.
12. “Seduto su questo seggio, concentrando la mente su un punto, e controllando le attività della facoltà immaginativa (citta, il potere di creare immagini mentali) e i sensi, che egli pratichi lo yoga per la purificazione del sé.
13. “Tenendo la schiena, il collo e la testa fermamente dritti e immobili, lo yogi concentri i suoi occhi sul punto d’origine del naso (tra le due sopracciglia); che egli non guardi intorno in varie direzioni.
14. “Sereno e impavido, fermo nel voto di brahmacharya (castità e autodisciplina), con la mente controllata e i pensieri rivolti a Me, lo yogi deve sedere meditando su di Me come Mèta Suprema.
15. “Lo yogi padrone di sé, la cui mente è totalmente sotto controllo, dedicandosi alla continua unione meditativa con lo Spirito, ottiene la pace del Mio essere la liberazione (nirvana) finale.
16. “O Arjuna, la persona golosa e quella che mangia troppo poco, la persona che abitualmente dorme troppo e quella che dorme troppo poco nessuna di queste ottiene successo nello yoga.
17. “Colui che mangia, riposa, lavora, dorme e rimane sveglio con la giusta moderazione, scoprirà che lo yoga è il distruttore della sofferenza.
18. “Quando il citta (sentimento) è completamente sotto controllo e dimora serenamente nel Sé, si dice che lo yogi – libero dall’attaccamento ai desideri – è unito a Dio.
19. “Nel caso dello yogi che ha conquistato il suo citta (simpatie e antipatie emozionali) con la pratica della meditazione sul Sé, si può usare la similitudine di una fiammella di luce non tremolante posta in un luogo senza vento.
20. “Lo stato di completa tranquillità del citta (la mente emotiva), ottenuto con la meditazione yoga, in cui il sé (ego) si percepisce come Sé (anima) ed è appagato (stabilito) nel Sé;
21. “Lo stato in cui l’incommensurabile beatitudine che trascende i sensi viene percepita dall’intelligenza intuitiva risvegliata, e in cui lo yogi si stabilisce per non esserne più rimosso;
22. “Quello stato che, una volta realizzato, lo yogi considera come il tesoro più prezioso di tutti; e stabilito nel quale, egli è immune anche al più forte dolore;
23. “Quello stato libero da dolore è chiamato yoga. Perciò la pratica dello yoga dev’essere intrapresa con determinazione e con cuore impavido.
24. “Abbandonando senza riserva tutti i desideri nati dai sankalpa (pensieri+immaginazione) e controllando totalmente – solo con la mente – gli organi e i poteri dei sensi, e il loro contatto con gli oggetti materiali onnipresenti;
25. “Con la discriminazione intuitiva piena di pazienza, con la mente assorta nell’anima, liberando la mente da tutti i pensieri, lo yogi otterrà gradualmente la tranquillità.
26. “Ogni volta che per qualsiasi ragione la mente instabile e agitata esce fuori strada, che lo yogi la ritiri dalle distrazioni e la riporti sotto l’esclusivo controllo del Sé.
27. “Lo yogi che ha calmato del tutto la mente – che ha controllato le passioni liberandole da ogni impurità ed è diventato uno con lo Spirito – invero ha realizzato la beatitudine suprema.
28. “Liberato da tutte le impurità, impegnando senza tregua la mente nella pratica dello yoga, lo yogi ottiene facilmente la beatitudine dell’essere assorbito nello Spirito.
29. “Con l’anima unita allo Spirito dallo yoga, con visione equanime verso tutti gli esseri, lo yogi vede il suo Sé (unito allo Spirito) in tutte le creature e tutte le creature nello Spirito.
30. “Chi Mi percepisce ovunque e vede tutte le cose in Me non Mi perde mai di vista, né Io perdo mai di vista lui.
31. “Rimane per sempre in Me lo yogi che, ancorato nell’unità divina qualunque sia il suo modo di vita, Mi realizza presente in tutti gli esseri.
32. “O Arjuna, lo yogi migliore è colui che, sia nel dolore che nel piacere, sente per gli altri esattamente ciò che sente per se stesso”.
Arjuna disse
33. “O Madhusudana, a causa della mia agitazione non vedo l’effetto permanente e durevole dello yoga dell’equanimità che mi hai insegnato.
34. “Invero la mente è agitata, turbolenta, possente e ostinata! O Krishna, io considero la mente difficile da controllare come il vento!”.
Il signore Beato disse
35. “Eroe dal Braccio Possente! Senza dubbio la mente è agitata e difficile da controllare; ma con la pratica (dello yoga) e il non-attaccamento può essere controllata.
36. “Questo è il Mio credo lo yoga è difficile da realizzare per l’uomo che non sa controllarsi; ma chi è controllato e fa lo sforzo con i metodi giusti, riuscirà a realizzarlo”.
Arjunà disse
37. “Che cosa accade, o Krishna, a chi non riesce nello yoga – a chi ha cercato devotamente di meditare, ma non è riuscito a controllarsi perché la sua mente s’è smarrita durante la pratica yoga?
38. “Forse lo yogi perisce come una nuvola lacerata se non trova la via a Brahman – non trovando rifugio in Lui e rimanendo immerso nell’illusione, uscito fuori strada da entrambe le vie (quella dell’unione Divina e delle giuste attività)?
39. “Rimuovi per sempre tutti i miei dubbi, Krishna, perché nessuno tranne Te può dissipare le mie incertezze”.
Il Signore Beato disse
40. “Arjuna, figlio Mio, per chi fa buone azioni non vi e mai distruzione. Sia in questo mondo che nell’aldilà, egli non cade in una brutta condizione!
41. “Avendo guadagnato l’ingresso al mondo dei giusti, uno yogi decaduto vi rimane per innumerevoli anni; quindi rinasce (sulla terra) in una casa pura e prospera.
42. “Oppure può reincarnarsi in una famiglia di yogi illuminati; ma una tale nascita è veramente difficile da ottenere in questo mondo!
43. “Là riacquista la discriminazione yoga ottenuta nell’esistenza precedente e si sforza ancora più strenuamente per il successo spirituale.
44. “Il potere della precedente pratica yoga è sufficiente a spingere lo yogi avanti sul sentiero. Un sincero studente della stessa teoria yoga è più avanzato di chi segue i riti esterni delle sacre scritture.
45. “Seguendo con diligenza la sua via, guadagnando la perfezione con gli sforzi di molte nascite, lo yogi viene purificato dal peccato e infine entra nella Beatitudine Suprema.
46. “Lo yogi è considerato più grande degli asceti che disciplinano il corpo; più grande anche di coloro che seguono il sentiero della saggezza (jnana yoga) e il sentiero dell’azione (karma yoga). Perciò sii uno yogi, o Arjuna!
47. “E di tutti gli yogi, colui che con devozione è assorto in Me, con l’anima immersa in Me, questi considero il più equilibrato”.
Qui finisce il sesto capitolo chiamato “Dhyana Yoga” “Lo Yoga della Meditazione”
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Capitolo VII – Conoscenza e Realizzazione
Il Signore Beato disse
1. “Ascolta, Partha, come assorbendo la tua mente in Me, prendendo rifugio in Me e seguendo il sentiero dello yoga – tu Mi realizzerai al di là di ogni dubbio, completamente (conoscendoMi con tutti i Miei poteri e attributi).
2. “Ti parlerò senza omissioni sia della conoscenza teorica che della saggezza che si può avere solo con la realizzazione intuitiva e, conoscendo la quale, nulla in questo mondo ti rimarrà da conoscere.
3. “Tra migliaia di uomini, forse uno si sforza d’ottenere la perfezione spirituale; e tra i benedetti ricercatori che si sforzano assiduamente di raggiungerMi, forse uno Mi percepisce come sono.
4. “La Mia prakriti (natura manifesta) ha un’ottuplice divisione terra, acqua, fuoco, aria, etere, mente sensoriale (manas), intelligenza (buddhi) ed egoismo (ahamkara).
5. “Questa è la Mia natura inferiore (apara prakriti). Comprendi però – o Eroe dal Braccio Possente – che la Mia natura superiore (para Prakriti) è il jiva, il principio dell’autocoscienza e della vita che sostiene il cosmo.
6. “Sappi che le Mie due nature, la pura e l’impura prakriti, costituiscono la matrice di tutti gli esseri. Io sono l’origine e la dissoluzione dell’intero universo.
7. “O Dhananjaya, non v’è nulla superiore a Me o al di là di Me. Tutte le cose (creature e oggetti) sono legate a Me come le perle di una collana al loro filo.
8. “O Figlio di Kunti, Io sono la fluidità nelle acque; sono la luce nel sole e nella luna; sono l’Aum (pranava) nei Veda; il suono nell’etere e la virilità negli uomini.
9. “Io sono la dolce fragranza che emana dalla terra; sono la luminosità nel fuoco. Sono la vita in tutte le creature e l’autodisciplina negli asceti.
10. “Sappi, o Partha, che Io sono l’eterno seme di tutte le creature! Io sono l’intelletto dell’intelligente e lo splendore degli esseri vitali.
11. “Tra i possenti, o Migliore dei Bharata, sono il potere libero dal desiderio e dall’attaccamento. Negli uomini, sono il desiderio che è in armonia con il dharma (giustizia).
12. “Sappi che tutte le manifestazioni di sattva (bene), rajas (attività) e tamas (male) emanano da Me. Ma nonostante siano in Me, Io non sono in esse.
13. “Ingannate dai tre guna della Natura, le persone del mondo non percepiscono Me, che sono immutabile e al di là di tutte le qualità.
14. “È davvero difficile andare oltre l’influenza della Mia divina illusione cosmica, permeata dai tre guna. Solo quelli che prendono rifugio in Me (l’Ipnotizzatore Cosmico) diventano liberi dal potere dell’illusione.
15. “I più bassi tra gli uomini, i malfattori, gli sciocchi illusi, la cui discriminazione è stata rapita da maya (illusione), seguono il sentiero degli esseri demoniaci, non riuscendo a prendere rifugio in Me.
16. “O Arjuna, quattro tipi di uomini virtuosi Mi adorano, cioè gli afflitti, coloro che cercano la saggezza, coloro che bramano la prosperità qui e nell’aldilà, e i saggi.
17. “Primo tra questi è il saggio, sempre fermo e costante nella sua devozione. Infatti Io sono estremamente caro al saggio, ed egli è estremamente caro a Me.
18. “Tutti questi (quattro tipi di) uomini sono nobili, ma considero il saggio come il Mio Stesso Sé. Perché con mente ferma egli è stabilito solo in Me come sua mèta suprema.
19. “Dopo molte incarnazioni, un saggio Mi raggiunge, realizzando che ‘tutto è Vasudeva’ (il Signore onnipervadente)! È difficile trovare una grande anima così illuminata.
20. “Guidati dalle proprie inclinazioni, con la discriminazione rubata da questo o quel desiderio, seguendo questo o quel rito, gli uomini cercano le divinità minori.
21. “Qualunque sia la forma (Dio-incarnato, un santo o una divinità) che un devoto si sforza d’adorare con fede, sono Io che rendo ferma la sua devozione.
22. “Assorto in quella devozione, impegnato ad adorare quella forma, il devoto ottiene i frutti dei suoi desideri. Ma in verità quelle realizzazioni sono concesse soltanto da Me.
23. “Gli uomini di poca conoscenza (che adorano divinità inferiori) ricevono risultati limitati. I devoti degli dèi vanno agli dèi; i Miei devoti vengono a Me.
24. “Non comprendendo il Mio stato supremo, la Mia natura immutabile e indescrivibile, gli uomini privi di saggezza pensano che Io, il Non Manifesto, assuma una manifestazione (come un mortale che prende una forma).
25. “Apparentemente eclissato dalla Mia yoga-maya (l’illusione nata dalle tre qualità presenti in Natura), non sono visto dagli uomini. Il mondo illuso e confuso non conosce Me, che sono Senza Nascita e Imperituro.
26. “O Arjuna, Io conosco tutte le creature del passato, del presente e del futuro; ma nessuno conosce Me.
27. “O Discendente di Bharata, al momento della nascita tutte le creature sono immerse nell’ignoranza illusoria (moha) dall’ingannevole apparenza delle coppie di opposti, che scaturiscono da desiderio e avversione.
28. “Ma gli uomini virtuosi, con i peccati rimossi, e non più soggetti alle illusioni delle coppie di opposti, Mi adorano con ferma determinazione.
29. “Coloro che cercano la liberazione dalla vecchiaia e dalla morte prendendo rifugio in Me conoscono Brahman (l’Assoluto), tutta la realtà dell’Adhyatma (l’anima) e tutti i segreti del karma.
30. “Coloro che Mi percepiscono nell’adhibhuta (il fisico), nell’adhidaiva (l’astrale) e nell’adhiyajna (lo spirituale) con il cuore unito all’anima, continueranno a percepirMi anche al momento della morte”.
Qui finisce il settimo capitolo chiamato “Jnana-vijnana-yoga”
“Lo Yoga della Conoscenza e della Realizzazione”
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Capitolo VIII – L’Assoluto Imperituro
Arjuna disse
1. “O Purushottama! Ti prego di dirmi che cos’è Brahman (lo Spirito). Cos’è l’adhyatma (la coscienza creativa kutastha che sta alla base di tutte le manifestazioni e che esiste come le anime di tutti gli esseri dell’universo)? E cos’è il karma (le azioni cosmiche e meditative che nascono da Aum)? Cos’è l’adhibhuta (la coscienza immanente nelle creature e nell’universo fisico)? E cos’è l’adhidaiva (la coscienza manifestata nei corpi astrali e nell’universo astrale)?
2. “O Madhusudana! Che cos’è l’adhiyajna (lo Spirito Supremo che crea e conosce), e in che modo l’adhiyajna è presente (come anima) nel corpo? E come, al momento della morte, Tu devi essere conosciuto dall’auto-disciplinato?”.
Il Signore Beato rispose
3. “Lo Spirito Supremo e Imperituro è Brahman. La Sua manifestazione indifferenziata (come Kutastha Chaitanya e come anima individuale) è chiamata adhyatma. L’Aum (Vibrazione Cosmica o Visarga) che causa la nascita, la crescita e la dissoluzione di tutti gli esseri e delle loro varie nature, è chiamato karma (azione cosmica).
4. “O Migliore degli Incarnati! L’adhibhuta è la base dell’esistenza fisica; ì’adhidaiva è la base dell’esistenza astrale; ed Io, lo Spirito dentro il corpo e il cosmo, sono l’Adhiyajna (la Causa Prima, il Grande Sacrificatore, il Creatore e Conoscitore di tutto).
5. “Entra infine nel Mio Essere chi, al momento del trapasso, quando abbandona il corpo, pensa soltanto a Me. Questo è vero a’ di là di ogni dubbio.
6. “Figlio di Kunti! Il pensiero con il quale un morente lascia il corpo determina – per la sua lunga persistenza in esso – il suo prossimo stato d’esistenza.
7. “Perciò ricordaMi sempre e impegnati nella battaglia dell’attività! Abbandona a Me la tua mente e il tuo intelletto! Così verrai senza dubbio a Me.
8. “O Partha! Raggiunge il Supremo Signore Risplendente la persona la cui mente, resa stabile dalla pratica yoga, è fermamente concentrata sul pensiero di Lui.
9 – 10 “Al momento della morte uno yogi raggiunge il Supremo Signore Risplendente se, grazie al potere dello yoga, fa passare con amore la sua forza vitale fra le sopracciglia (la sede dell’occhio spirituale) e fissa con fermezza la sua mente sull’Essere che splende come il sole, oltre le illusioni delle tenebre – l’Uno la cui forma è inimmaginabile, più sottile dell’atomo più sottile, il Sostegno di tutto, il Grande Sovrano, eterno ed onnisciente.
11. “Ti dirò in breve qual è il metodo per ottenere Quello che i veggenti vedici chiamano l’Imperituro, Quello che è realizzato dai rinuncianti liberi da attaccamenti, Quello desiderando il quale essi conducono una vita di autodisciplina.
12 – 13. “Chi chiude le nove aperture del corpo, chi raccoglie la mente nel centro del cuore, chi concentra tutta la forza vitale nel cervello – chi è in tal modo impegnato nella pratica costante dello yoga, stabilendosi in Aum, il Verbo Santo di Brahman, e ricordando Me (lo Spirito) al momento della sua uscita finale dal corpo, raggiunge la Mèta Suprema.
14. “O Partha! Mi raggiunge facilmente lo yogi che con aspirazione sincera Mi ricorda costantemente tutti i giorni, con la mente focalizzata soltanto su di Me.
15. “Dopo avere realizzato Me (Spirito), i Miei nobili devoti raggiungono la perfezione suprema; essi non sono più soggetti ad ulteriori rinascite in questa dimora di dolore e transitorietà.
16. “Gli yogi non ancora liberi dal mondo tornano di nuovo (nel mondo) perfino dall’alta sfera di Brahma (dall’unione con Dio in samadhi). Ma entrando in Me, o Arjuna, non vi è più rinascita.
17. “Sono veri conoscitori del ‘giorno’ e della ‘notte’ coloro che comprendono il Giorno di Brahma, che dura mille cicli (yuga), e la Notte di Brahma, che dura pure mille cicli.
18. “All’alba del Giorno di Brahma tutta la creazione, rinata, emerge dallo stato di non manifestazione; al calare della Notte di Brahma tutta la creazione sprofonda nel sonno della non manifestazione.
19. “O Partha, la stessa moltitudine di uomini rinasce di continuo senza poter far nulla. La loro serie di incarnazioni cessa all’arrivo della Notte, e poi riappare al sorgere del Giorno.
20. “Ma trascendente questo stato di non manifestazione (dell’essere fenomenico) esiste il vero Non Manifesto, l’Immutabile, l’Assoluto, che non è toccato dai cicli della dissoluzione cosmica.
21. “Questo Assoluto Non Manifesto e Imperituro è stato chiamato la Mèta Suprema. Quelli che realizzano il Mio stato supremo non sono più soggetti alla rinascita.
22. “O Partha, l’Essere Supremo Non Manifesto è raggiungibile con una devozione sincera e totale. Lui solo, l’Onnipresente, è la Dimora di tutte le creature.
23. “Adesso, o Bharata, ti parlerò del sentiero attraversando il quale, al momento della morte, gli yogi ottengono la libertà; e anche del sentiero in cui vi è rinascita.
24. “Il fuoco, la luce, il giorno, la quindicina ascendente del mese lunare, i sei mesi in cui il corso del sole è al nord – seguendo questo sentiero al momento della morte, i conoscitori di Dio (Brahman) vanno a Dio.
25. “Il fumo, la notte, la quindicina discendente del mese lunare, i sei mesi in cui il corso del sole è al sud – chi segue questo sentiero ottiene solo la luce lunare e poi torna sulla terra.
26. “Queste due vie per uscire dal mondo sono considerate eterne. La via della luce porta alla liberazione, la via delle tenebre alla rinascita.
27. “Nessuno yogi che conosce le due vie cade mai nell’illusione (di seguire la via delle tenebre). Perciò, o Arjuna, mantieniti sempre fermo e costante nello yoga.
28. “Chi conosce la verità sulle due vie ottiene un merito infinitamente superiore a quello derivato dallo studio delle sacre scritture, dai sacrifici, dalle austerità e dall’offerta di doni. Quello yogi raggiunge la sua Origine Suprema”.
Qui finisce l’ottavo capitolo chiamato “Akshara-brahma-yoga”
“Lo Yoga dell’Assoluto Imperituro”