Nel silenzio della propria interiorità, dove il tumulto del mondo si placa, emerge la voce del Dharma. È un sussurro che invita all’ascolto, un richiamo alla saggezza che risiede in ogni cuore. In questo viaggio spirituale, guidati dalle parole di Jetsunma Tenzin Palmo, scopriamo che il Dharma non è un dogma rigido, ma un flusso di conoscenza che si adatta al ritmo del nostro respiro. Ascoltare non significa solo udire, ma immergersi in un oceano d’insegnamenti che favoriscono una puntuale quanto armoniosa e sorprendente consapevolezza. Riflettere diventa un atto di amore verso noi stessi, un modo per recepire e integrarsi con le verità che ci vengono offerte, senza fretta, con la pazienza di chi sa che ogni domanda è un passo verso la comprensione. E infine, meditare: l’arte di sedere con se stessi, di fronte all’immensità del tutto, e trovare quella quiete che è fonte di vera forza. Questi appunti sono un invito a esplorare queste tre pratiche essenziali, che insieme tessono lo sfavillante, quanto umile, sentiero verso l’illuminazione.
«Quello che dobbiamo fare è “ascoltare, riflettere e meditare”. Prima di tutto dobbiamo accumulare conoscenza, dobbiamo ascoltare gli insegnamenti di Dharma. Tradizionalmente, ai tempi del Buddha, le cose non venivano scritte; quindi nei sūtra si parla sempre di ascolto, perché non c’erano libri. La prima cosa da fare è ascoltare, e questo include leggere, studiare, scaricare materiale da internet e così via; ogni forma di acquisizione di conoscenza è considerata ascolto.
Ascoltare significa studiare il Dharma. Lo acquisiamo leggendolo o ascoltandolo, ma poi dobbiamo pensarci, “rifletterci” su. Non basta semplicemente acquisirlo. È come il cibo: ne prendiamo un morso, poi lo mastichiamo per digerirlo; non lo ingurgitiamo a grandi bocconi. Dobbiamo pensare a ciò che abbiamo letto, a ciò che abbiamo ascoltato, e cercare di capire. Se abbiamo dubbi, va bene, non c’è problema. Non dobbiamo credere ciecamente. Il Dharma ci invita a farlo sulla base della comprensione. Se non crediamo a qualcosa, possiamo metterlo da parte per un po’ o approfondire lo studio.
Quasi ogni anno, quando mi trovavo nel Lahaul andavo a far visita al mio lama, l’VIII Khamtrul Rinpoche, portando con me una lunga lista di domande. Durante il ritiro ero solita tenere accanto a me un pezzo di carta, in modo che quando sorgeva un pensiero o una domanda potevo annotarli e così dimenticarli, anziché continuare a tenerli in mente. Poi, quando andavo dal mio lama, lui si metteva comodo e mi chiedeva: «Dov’è la tua lista?», e io tiravo fuori le mie pagine di domande. Credo che Rinpoche in fondo si divertisse, perché le questioni spaziavano in tutte le direzioni e in tutti i campi, e di tanto in tanto diceva: «Oh, nessuno me l’ha mai chiesto prima. Devo pensarci, mmm».
C’erano alcune cose relative al buddhismo tibetano a cui davvero non credevo, e lui mi diceva: «Non importa, per adesso mettila da parte». A volte rideva e diceva: «Non tutto quello che leggi nei libri è vero». Una volta mi disse: «Be’, scriviamo così solo per spaventare le persone e farle comportare bene!». Il punto è che non bisogna credere a tutto. Non dobbiamo aver paura che un fulmine dal paradiso si scagli contro di noi se non crediamo a ogni cosa. Non è così. Ciò di cui abbiamo bisogno è una fede intelligente, una credenza basata sul ragionamento.
A volte chiamo il buddhismo “il buonsenso illuminato”, perché a sentirlo vien da dire: “Sì, ha proprio senso”. Tuttavia, se ascoltiamo o leggiamo qualcosa e pensiamo: “Mah, c’è qualcosa che non mi torna”, allora lo mettiamo da parte o magari lo approfondiamo. Può darsi che non l’abbiamo capito, oppure che sia solo una verità provvisoria che comunque non è una verità ultima. Magari era solo qualcosa in cui credeva la società di allora. Non tutti devono credere che il mondo sia piatto, con il monte Meru e i quattro continenti; quella era la cosmologia corrente a quei tempi. Oggi nessuno viene messo al rogo se crede che la Terra è rotonda. Il mondo è rotondo, il mondo è piatto; in ogni caso, tutto è vuoto! Riflettete bene, cercate davvero di capire. Se non capite, allora leggete di più, pensate di più, fate domande. La riflessione è un aspetto cruciale del Dharma.»