– Spigolature spirituali – 5° – Articolo del 2006 –
Verità
Mi sembra che qui non ci sia nessuno che conosca o si senta depositario della verità. Se ne argomenta, si riflette. Tentiamo di abituarci a pensare, a produrre pensiero e non a subirlo come ebeti. Poi, naturalmente, proviamo a metterlo da parte per restare con noi stessi, possibilmente in silenzio (e, quindi, in meditazione). Forse il massimo sarebbe quello d’imparare a dialogare in silenzio, con la tastiera immobile, con lo sguardo sorpreso, riconoscente …
Dogmi
Il problema non sono i dogmi o il fatto di credere o non credere. Il vero problema è l’identificazione con determinate idee che costringe a illudersi, a dormire. Chi crede senza aver conosciuto, esperito in prima persona, è solo ipnotizzato. Se poi si ascoltano discorsi sul risveglio ci s’indigna. E il fatto stesso d’indignarsi indica che si è ancora profondamente coinvolti, decisamente assopiti, intimamente dormienti. D’altra parte molti esponenti delle religioni organizzate di matrice dogmatica non sono così categorici perché sanno bene quali siano i discorsi per i seguaci e quanto non possono permettersi di ammettere. Se un individuo ha bisogno di un’identità significa semplicemente che non ha ancora nemmeno intravisto la benché minima parvenza della propria interiorità, ma sopravvive aggrappato a meri concetti mentali.
Felicità
Ci sono tanti tipi d’indirizzi meditativi. Tuttavia coltivare determinate idee di felicità a discapito di altre che comportano sofferenza non è meditazione. Questo perché non ci può essere felicità senza sofferenza e viceversa. L’una richiama o comporta l’altra. Meditazione è andare oltre il dualismo di felicità-sofferenza per conoscere un ambito di consapevolezza priva di pensieri, ovvero il dominio della non-mente, della creatività. Il suddetto ambito, non mentale, è il contesto spirituale. Invece tutto ciò che attiene i pensieri, le idee, è mente, cultura, arte, mondanità, ecc.
Grazie per la cortese attenzione.