Ho tergiversato un bel po’ prima di scrivere qualcosa sull’argomento migranti. Ma tant’è, non vorrei che il tema in questione – considerato dal punto di vista spirituale – rimanesse esclusivo appannaggio delle religioni organizzate che lo trattano soprattutto per motivi di stampo logistico e perfino clientelare.
Uno degli errori più comuni dei cosiddetti ricercatori spirituali è credere che annullando l’ego, nonché le variopinte e innumerevoli istanze ch’esso comporta, si ottengano benefici ultraterreni. O, per dirla con molta più umiltà, che si divenga più compassionevoli e, quindi, migliori. Aiutare il prossimo – entro i limiti del proprio territorio e società – è un dovere sociale e non un imperativo morale o per giunta celeste. Così come la società si evolve e i tempi si alternano, altresì l’approccio ai temi più etici.
Le cellule di una stessa collettività devono ritrovarsi sempre in una relativa armonia. Al contrario, i corpi cosiddetti estranei, nello specifico l’afflusso scriteriato di profughi – quelli che per inciso non fuggono da guerre, ma sono alla ricerca di situazioni di vita migliori senza però impegnarsi nei loro contesti d’origine – non può essere ospitato senza che si creino profondi squilibri strutturali. Coloro che predicano l’accoglienza tout court in nome di una dubbia ispirazione morale o religiosa, si stanno ingannando da soli. È probabile che i loro sfoghi irrazionali siano causati da profonde repressioni e insoddisfazioni interiori.
Chi vuole difendere davvero quei benedetti essere sbandati che fuggono terrorizzati dalle loro stesse radici dovrà agire, innanzitutto, sulle cause che generano siffatto scompiglio. Le società autoctone vanno difese e preservate come organismi viventi. Persino il più approssimativo e sempliciotto tra i contadini sa bene che trapiantare in massa determinate varietà estranee – lontane, avulse, sconosciute – all’interno di insiemi colturali stanziali equivale a decimarli entrambi. Il buon senso non è né di destra, né di sinistra, né tantomeno nel mezzo, ma l’idiozia è sempre criminale.
Piaccia o meno, l’ego è vita e la vita è ego. La meditazione aiuta a sfoltire le istanze più meschine e a esaltare ogni propensione propositiva, l’impulso a edificare, creare il nuovo. Rimettiamo, innanzitutto, in dubbio qualcuno tra i luoghi comuni più diffusi. I fautori dell’accoglienza indiscriminata non sono, in genere – per dirla con schiettezza – gli elementi più produttivi della società. La loro premura è perlopiù una sorta di transfert. Un conto è aiutare il prossimo che non riesce suo malgrado a mantenersi, ben altro sovvenzionare l’idealismo pseudo-religioso di questi soggetti accogliendo senza alcun criterio. Mi auguro che la vicenda si risolva pacificamente.