Il 24 gennaio 2002 le “grandi religioni” si sono “incontrate” ad Assisi per celebrare la “Giornata mondiale della preghiera per la pace”. Le dodici religioni ivi presenti sono state: cristiani, musulmani, induisti, buddhisti, confuciani, esponenti delle religioni tribali, sikhs, ebrei, giainisti, shintoisti, tenrikyo, zoroastriani.
L’evento è sembrato positivo. Tuttavia alcune riflessioni sorgono spontanee: 1) la pace dovrebbe essere una costante e non un’artificiosa celebrazione occasionale; 2) non sono state proprio alcune tra queste fedi a causare, sia pur indirettamente, divisioni culturali tali da fomentare, con il tempo, fanatismo e settarismo? Quando si giunge al punto di sostenere che la religione con la quale ci si identifica (dalla nascita) è l’unica ad essere nel giusto, a pretenderne il predominio esclusivo (vedi le religioni di stato) o l’universalità, e poi cercare una convergenza isolata o parziale tra le varie fedi, la situazione diventa imbarazzante. D’altra parte pur di ottenere un risultato costruttivo …
Se ciascun culto rinunciasse ad affermare la propria egemonia e riconoscesse apertamente il valore e la veridicità delle istanze altrui, le conseguenze sarebbero senz’altro favorevoli. Il problema, però, è complesso: la manifestazione celebrativa ha già creato un certo imbarazzo in quanto le religioni organizzate che pretendono l’esclusiva sulle verità rivelate potrebbero iniziare a perdere la loro credibilità.
La vera pacificazione è quella con se stessi. Se non si realizza tale condizione persino i più nobili tra gli uomini corrono il rischio di trasformarsi in criminali. La storia, anche la più recente, insegna.
Rimane un grande rammarico: tutti i rappresentanti della fede convenuti ad Assisi hanno recitato le proprie preghiere per la pace e la giustizia separatamente. Ciascun credo ha declamato in un ambiente diverso ed opportunamente allestito. Così facendo hanno dimostrato in pratica di condividere ancora pochino … Speriamo che non siano relativisti.
Se i leaders spirituali non sono nemmeno capaci di pregare assieme quale tipo di umanità pretendono di rispecchiare? Le religioni organizzate sono davvero in sintonia con il Dio che sostengono di rappresentare? In che misura le loro dottrine sono autentiche ed in accordo con gli insegnamenti originali?
La migliore preghiera per la pace non è l’affermazione di una fratellanza che esiste solo di tanto in tanto. Bensì, più realisticamente, l’esercizio della tolleranza.
L’unione e l’amicizia fondate sulla sincerità e la tolleranza premiano sempre. Le divisioni che separano, distinguono ed emarginano sono destinate, inevitabilmente, a dissolversi.
La vera religione consente ad ogni essere umano di manifestare i propri problemi o necessità e tenta di trovarvi una soluzione. Al contrario i culti tradizionali prescrivono o stabiliscono prima le regole da seguire, le verità in cui credere. Successivamente pretendono di dimostrare, mediante speculazioni di tipo ideologico o teologico, di essere necessariamente nel giusto. Come si definirebbe una condotta simile in campo politico?
Per quanto ci riguarda noi non biasimiamo gli innumerevoli culti. Li consideriamo attentamente. Vorremmo comprenderli meglio. Attribuiamo loro pari dignità, ma privilegiamo la spiritualità dei singoli individui sull’arbitraria moltitudine delle stravaganti regole fin qui “rivelate”.
Grazie per la cortese attenzione.