Meditare come riflettere, ponderare, valutare; oppure rimanere così sconcertati dalla sfacciataggine criptica del predicatore politico o religioso di turno che il silenzio diventa l’unico sbocco naturale e la meditazione una circostanza del tutto spontanea.
Cronache dall’al di qua: religiosità in itinere
Lo spread di consapevolezza tra le religioni organizzate di matrice populista e la spiritualità tout-court che ha come obbiettivo il ben-essere collettivo aumenta sempre di più. Gli interessi oltranzisti delle sette religiose più in auge non ammettono tregua. Ipazia viene sacrificata ancora e poi ancora per alleviare le ricorrenti angosce dei cotanti cultori dell’irrazionale che imperversano imperterriti tra i più alti scanni dell’insano. La società non può essere disciplinata dagli interessi precostituiti delle oligarchie dominanti. Il palcoscenico religioso rinnova gli attori, ma la recita si protrae comunque. Invece di donare o condividere il proprio superfluo i burocrati dell’etica – quella degli altri – tergiversano e si fanno sempre più astuti.
La colpa della violenza è di chi semina fame
La cittadella virtuale del partitismo si avvia a grandi – ineluttabili? – passi verso l’atroce fine di Sodoma e Gomorra. L’arrocco strategico degli adoratori del sotto-dio denaro sarà servito a ben poco. Mentre un numero paurosamente crescente d’incolpevoli disoccupati non ha nemmeno il minimo per sopravvivere un’intera genìa di tristi figuri gozzoviglia in totale dispregio del benché minimo senso d’umanità.
Quando in una famiglia subentrano difficoltà i suoi componenti condividono amorevolmente quel tanto o quel poco di cui hanno la fortuna di poter disporre. Ma quelli – tra i reietti dello spirito così confusi da credersi redivivi Cesari, nonché i loro spregiudicati complici, novelli untori del virus della sofferenza – ignorando qualunque senso della misura persistono nell’attribuirsi emolumenti, prebende e vitalizi assolutamente sproporzionati.
Temo che solo la volontà ispirata dall’amore possa esorcizzare la brama indiscriminata di chi gode dell’angoscia altrui, dei fiancheggiatori del male per eccellenza. Mi riferisco, per l’appunto, all’atroce gap esistente tra chi non intravede un misero lembo di futuro e ha pesino fame, da una parte, e gli strapagati funzionari di un establishment incline, esclusivamente, alla salvaguardia del proprio status quo, dall’altra.
In quanto alle promesse, la retorica è sempre in agguato. Tra le speranze che suscitano le buone, ma finte intenzioni e la disillusione per gli impegni disattesi, traditi e poi stravolti, il passo è breve. Mi auguro, ovviamente, che i lestofanti si ravvedano da sé dimodoché pace e giustizia regnino dappertutto. Che il senza-voce gliene renda merito!
Lasciate ogni speranza o voi che confidate
Seguono i contro-versi dell’icocervo, una figura immaginaria che designa un animale mitologico adoperata come metafora per riferirsi a cose assurde e irreali. Quindi, in effetti, questa pagina è una specie di specchietto per le allodole. O un cimelio luccicante. Ma pure un sibillino suggerimento meditativo …
D’ora innanzi non ci sarà
che silenzio, ma eloquente,
nell’inevitabile sconquasso
del più tacito dei tumulti.