La vera via è senza difficoltà; coloro che la cercano si creano da soli l’ostacolo. La vera mente è originariamente pura; coloro che la esercitano si creano da soli le contaminazioni. (Hui-k’ung)
What Was I Looking For?», ovvero «Cosa stavo cercando?». Mi piacerebbe proprio saperlo. Naturalmente scherzo! Gradirei maggior salute, serenità, energia, risolutezza, ….
Ciascuno è propenso a realizzare se stesso in una determinata direzione. Quando dico realizzare se stesso lo intendo in senso lato. Per quanto mi riguarda la realizzazione spirituale è un processo in continua evoluzione, in itinere. Non penso che vi sia crescita oppure accumulo di meriti. Ma comprensione e apprendimento dai propri stessi errori, quello si.
Dicevo, qual’é la direzione giusta? Ciascuno dovrebbe diventare concreto e impegnarsi attivamente per aiutare coloro che sono in difficoltà temporanea senza attendersi nulla in cambio. In pratica mi riferisco al karma Yoga. Lo Yoga dell’azione, che prescinde in parte dagli approcci contemplativi e meditativi per rivolgersi subito agli aspetti pratici di solidarietà e reciprocità.
E’ proprio così che molti ritrovano se stessi. Rispecchiandosi negli altri. Condividendone gioie, successi, come difficoltà e sofferenze. A questo punto l’unità di corpo, mente, universo sensibile e/o trascendente diviene un fatto naturale dove non serve sforzarsi in nessuna pratica pseudoesoterica, dove la meditazione diventa vita e la vita si trasforma in una meditazione costante.
Tempo fa una persona amica mi pose un quesito. Non che sia davvero capace di rispondere risolutivamente. Mi diverto soltanto ad interloquire. Un modo come un altro per ingannare me stesso, e il tempo.
«Perché nel momento in cui mi rendo conto che non esiste una vera azione azione risolutrice nei confronti dell’ingiustizia sociale, nasce in me un vuoto profondo, come un buco nero capace d’inghiottire quasi nell’incoscienza quel senso di “presenza” (il contatto profondo col mio centro) che diversamente m’accompagna?»
In sede di revisione della pagina ho rielaborato la risposta che diedi 7 anni fa: «E’ possibile risolvere il dolore o i turbamenti, le ansie o il vuoto se non il disgusto per l’altrui insensibilità verso le problematiche sociali? Nella tua analisi ci sono troppe concettualizzazioni esistenziali. Se incontri la realtà, e in effetti lo stiamo facendo in questo stesso momento, vivila. Ma per viverla bisogna accettarla, e per accettarla viverla. La comprensione non può spingersi oltre se stessa. Non v’è nulla da comprendere al di là di ciò che è. Bisogna smettere d’identificarsi con il superamento del dolore come ragione di vita, ma decidere di non soffrire per agire. Oppure offrire le proprie azioni alla consapevolezza di essere questo e quello … Ehm, che ho detto?».
Sicché l’interlocutore replicò: «Che hai detto? Hai descritto di nuovo il senso di “presenza”.»
Stavo cercando me stesso?
Articolo del 20-04-07. Grazie per la cortese attenzione.