Incipit: “Così disse la rana zen all’alba di un nuovo giorno – sempre lo stesso –, quando gli ultimi scampoli di sfumature grigie – lembi di nuvole recalcitranti a sparire – si dissolsero alla luce, viepiù dorata, dell’astro locale”.
Se non fosse per quest’attimo di tregua
dal tran tran che ti crea la routine
non avrei nemmeno il tempo per parlarti
del segreto che sta dietro quello specchio
ch’è la mente di ciascuno quando pensa.
Non esiste nessun “sé”, nemmeno un “me”;
non esiste nessun “noi” e nemmeno l'”ego”;
tutte balle per rinchiudere l’essenza
tra le maglie piglia-pesci
di una rete esistenziale che non c’è.
Io ti getto qualche idea su chi o per cosa
e tu abbocchi come un fesso che vuol “credere” …
… pur di non rischiare in prima persona d’impegnarsi a cercare le condizioni ottimali per favorire la tua stessa fioritura, la riscoperta dell’essenza. Ciò che c’è già, che non va creato, ma nemmeno sepolto da un’immane cumulo di scorie cosiddette teologiche partorite dalle peggiori patologie mentali della galassia corrente.