Una tra le caratteristiche più singolari negli individui della sottospecie predominante sul terzo pianeta è la teatralità. La rana zen ne era edotta e siccome non perdeva occasione per esercitarsi nella parodia dei suoi presunti cugini veniva additata come il nemico pubblico numero uno del perbenismo.
La rana zen infrangeva di continuo quasi tutti gli schemi. Il metodo era sempre lo stesso, demolire le sovrastrutture mentali. La maggior parte della gente sembrava aver dimenticato che le convenzioni si erano affermate via via per favorire le relazioni sociali. Al contrario, oggi, viveva per le convenzioni subordinando qualunque genere di spontaneità. Coloro che entravano in contatto con la rana si sentivano, spesso e volentieri, annichiliti. Il minimo che ci si potesse attendere era che – la rana – mettesse da parte i convenevoli per trattare chiunque come un vecchio amico.
Se ti accompagnavi con la rana anche solo per qualche tempo eri, senza che te ne rendessi nemmeno conto, assorbito viepiù dalla meditazione. Rigettato di peso verso la più assoluta semplicità e spontaneità originarie rifiutavi, ben presto, ogni tipo di maschere. E la tua mente ridiventava limpida come una superficie senza polvere che rifletteva sempre tutto ciò che vi si specchiava.
E il maestro? Beh, il maestro sogghignava. Era consapevole che in realtà non v’é né la polvere dell’ipocrisia, né lo specchio dell’ego. Ma tant’é! Se ti piace crederlo …