Questa poesia – per meditare o, se preferisci, sulla falsariga, sulle tracce della meditazione – non l’introduco. Si tratta di vicende accadute davvero. Poi, ben presto, rimosse. Finché il caso, il ricordo o un’emozione ondivaga non le ha riportate alla luce rimuovendo la spessa coltre di antica dimenticanza.
Nel qui, nell’ora, nel presente
Oddio, dov’è l’antico sogno,
gli amici che ronzavano all’intorno,
lo squillo che avvisava dell’incontro
– sulla panchina grigia –
quando il tempo era scandito
dalle attese, dai sorrisi, dall’essenza,
confidando in un abbraccio o un mezzo bacio
così lieve, ma fugace e volitivo
– o un po’ virtuale, giacché al tempo non sapevi, tuo malgrado, cosa fosse –?
Ma ora che, fermo e disteso, torni all’indietro
rammenti ancora di quelle lievi sfumature
lambir le gote, l’insieme e poi la mente
e ringrazi per tutto ciò che fu o non fu,
la nostalgia di quella semidea non più vivente.
Finché non la richiami,
lei che dall’alto dell’etere ti osserva
per dirti che dovunque vada o veda,
torni all’indietro o ti proietti al di là, verso il futuro,
sei sempre nel qui, nell’ora, nel suo presente.