Mi sono soffermato per un attimo sul significato più intimo di luce: se vuoi proiettare del bene, se vuoi condividere la luce, devi prima averla esperita, sapere come attingervi e non immaginarla. Solo dopo saprai come contribuire ad effonderla.
Meditare sulla luce
Mentre là fuori piove
o nevica o si gela,
mentre là fuori folleggia il solleone (la calura)
e l’aria è così arida che ti senti quasi sempre fuori luogo,
mentre la folla impazza alla ricerca del benché minimo ristoro,
tu siedi semi-rigido,
un semi-buddha di sale cristallino
e osservi l’andirivieni delle mille sensazioni
nello splendido rifugio del tuo non-sé più recondito
che come roccia sul ribollente mare di coscienza
ti ristora e ti ritempra, pacifico
al riparo di qualunque insidia
in un’oasi incommensurabile e provvidenziale
cui finalmente solo tu puoi accedere, ma in silenzio.
Mentre prima tremavi
come foglia intirizzita al vento,
ora sorridi come figlia di fiori,
fai tu, sia rosa, fai tu, giacché mimosa.
E mentre il suo profumo
ti permea un po’ dovunque,
per cortesia non piangere,
che tu ci veda o meno
ti saremo accanto.
Nugoli di fiocchi eterei
di luce e poi di luce sempre.