Come di consueto, mi diletto a condividere ogni mese un’estemporanea, repentina poesia. Quella che segue è piuttosto lapidaria. Così breve che mi sembra quasi inopportuno dedicarle una pagina. Potrei tentare di commentarla, ma non sarebbe giusto perché il nostro scopo non è alimentare ulteriormente il monologo interiore, bensì rallentarlo; il nostro fine non è protrarre in eterno una ricerca che è comunque contingente. Chi è colui che legge? Concediamogli qualche attimo di tregua. Il tran tran riprenderà, nostro malgrado, subito dopo. Sennonché, mentre le nebbie dell’inconsapevolezza si dileguano e il vessillo dell’autocoscienza si dispiega, ecco il singolare – lodevole, nuovo? – intendimento in aprile …
Meditare in Aprile
Ora che tutto rinasce
e la fiacca smunta aureola
che incornicia le sembianze della natura
rinverdisce,
ora che ogni slancio vitale si moltiplica
per celebrarne il sospirato benefico effluvio,
mi ritiro nella spoglia singolarità
di quest’angolo nudo.